4 domeniche con freepto al k100 di Campi Bisenzio (FI) benefit A/I

Febbraio 19th, 2015 by carpa

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Un mini laboratorio con A/I e Freepto su buone pratiche per evitare nausee, fastidi, emicranie e non stare troppo male navigando in Internet.

Da domenica 1 marzo ogni 15 giorni fino al 18 aprile, h 15.30 circa

La sensuale violenza della repubblica

Febbraio 13th, 2015 by carpa

violenza-sensuale

Il lapsus misura il senso e la qualita’ del giornalismo di Repubblica, meno male gli screenshot ci permettono di tenerne memoria nel tempo, anche dopo la correzione. Comunque la correzione piu’ corretta sarebbe stata far sparire l’articolo.

Vorrei un gatto da appartamento docile, dolce, che non faccia danni in casa

Gennaio 30th, 2015 by carpa

Identificare la tipologia di un rapporto finisce per indirizzare tutto il resto del discorso. Leggevo l’altro giorno la lettera aperta a chi indossava il passamontagna a cremona. L’autore, un insegnate dice, vorrebbe instaurare un immaginario dialogo sulla base di un rapporto filiale, padre – figlio. La prima cosa che ho notato e’ che non si parla di madri o di figlie. Si parla proprio solo di padri e di figli. Secondo me l’autore trarrebbe giovamento ad indagare invece un altro tipo di rapporto, che gli consentirebbe anche di non incappare nelle questioni di genere. I rapporti di produzione. Non figli: prodotti. L’indirizzare ogni tipo di ragionamento al profitto ha creato non una, ma molteplici generazioni tirate su’ mangiando merda, ma cercando di convincerli che fosse cioccolata. Allora si’ il problema diventa tutto educativo. Perche’ non volete sentire il sapore della cioccolata ? E’ colpa nostra che non vi abbiamo saputo educare bene a scuola, in chiesa, per televisione. Abbiamo sbagliato noi padri,e si sa che le colpe dei padri, poi ricadranno sui figli, perche’ i padri han mangiato l’uva acerba e i denti dei figli si sono allegati. Ma perche’ siete cosi’ violenti ? Boh.
Ma basta veramente cosi’ poco per far nascere tutte queste domande ? Cioe’ un cordone coi bastoni e i caschi ? No perche’ negli ultimi quarant’anni se ne sono gia’ visti un po’, non e’ proprio una novita’ introdotta da cremona… Cioe’ riducendo all’osso quanto letto sui giornali dopo un areosol collettivo di lacrimogeni di diverse ore, tutta questa violenza si e’ indirizzata su non piu’ di dieci vetrine.
Personalmente mi farei un’altra domanda, che alla fine forse non e’ cosi’ difficile capire perche’ ci sia gente arrabiata per una persona in coma a causa delle sprangate neofascite.
Io mi chiederei piuttosto perche’ il corpo sociale sia cosi’ poco conflittuale per tutto il resto del tempo. C’e’ un libro interessante tradotto da poco per la casa editrice Nautilus, L’enigma della docilita’. E’ scritto da un altro insegnante Pedro Garcia Olivo, e si pone esattamente questo interrogativo.
Il libro parte cosi’ (salto coi puntini che non ho voglia di ricopiarlo tutto a manina)
Di fronte a un conflitto … gli storici e il resto degli scienziati sociali si mettono immediatamente a investigarne le cause … a interpretare cio’ che viene percepito come un’alterazione nella pulsazione regolare della Normalita’. Al contrario, l’assenza di conflitti in condizioni particolarmente laceranti, che avrebbero dovuto mobilitare la popolazione – gli strani periodi di pace sociale in mezzo alla penuria o all’oppressione; la misteriosa docilita’ in una cittadinanza abitualmente sfruttata e soggiogata – non provoca un eguale entusiasmo negli analisti, una febbre negli studi, una proliferazione di dibattiti accademici sulle sue cause, le sue motivazioni.
Le conclusioni dell’autore non mi convincono del tutto, ma questa e’ per me una bella domanda, che interessa anche argomenti piu’ consueti per questo blog.
Continuano ad uscire i documenti di Snowden che delineano per sommi capi progetti dell’Nsa dai nomi sempre piu’ apocalittici/arrapanti Leviathan, WarriorPride, HiddenSalamander, DefiantWarrior. A parte un ristretto gruppo di attivisti e persone sensibili la questione sta procedendo nell’indifferenza dei piu’. Si potrebbe dire che dopo la Francia si preferisca barattare la propria liberta’ con una sicurezza impossibile, pero’ Snowden ha iniziato molto prima, in un periodo neppure troppo cruento. Tutto si e’ arenato a pochi mesi dalle prime rivelazioni. Una marcia, una petizione e fine. Eppure i media continuano a pubblicare, la questione e’ volendo sotto gli occhi di tutti.
Se si trattasse di un argomento tipo gli accordi commerciali segreti conosciuti come TTIP, capirei le difficolta’. Questi trattative tra l’altro potrebbero contenere accordi su proprieta’ intellettuale, trattamento dei dati personali. Perche’ dovremmo fidarci ? Da sola questa cosa basta per esempio a cambiare la faccia di Internet come la conosciamo (e’ gia’ cosi’ fa schifo). Pero’ e’ tutto volutamente molto fumoso, effimero e mascherato di tecnicismo.
Si puo’ dire forse che sono troppi i problemi di cui occuparsi e questi sono argomenti di retroguardia ? Sicuramente, pero’ perche’ un’apatia vaga serpeggia, anziche’ un’incazzatura generalizzata su temi piu’ rilevanti ?
E da qui potrebbero partire un sacco di considerazioni banali e luoghi comuni, che evitero’.
A me basterebbe ribaltare la domanda iniziale: non perche’ qualcuno s’agita, magari anche un po’ a caso, ma perche’ tutti quegli altri no ?

La cosa dall’altro mondo

Gennaio 15th, 2015 by carpa

English version below

Il susseguirsi di nascite e di morti segna in questo periodo più delle lancette dell’orologio la mia percezione del tempo. Nascite che rendono felici amici, e morti che lasciano il segno su pochi o altre che vorrebbero scuotere e traumatizzare il mondo intero.
La dialettica tra forze materiali che imprime forma alla realtà è quanto mai schizofrenicamente attiva in questo periodo.
Solo fino a poche settimane fa i maggiori quotidiani nazionali erano un tripudio di emergenzialismo, e testosterone: tra l’operazione Aquila Nera tesa a stroncare sul nascere la (parecchio sgangherata) organizzazione neofascista Avanguardia ordinovista e gli incendi ai cavi sulla linea della Tav, che a tratti assumevano le sembianze smostrate di una novella strage di Bologna. O qualche giorno prima i sindacati che bloccano il paese o gli “antagonisti” che vogliono sempre fare a botte. Come se ci fosse una galassia in violenta espansione tesa ad inghiottire il mondo, un’entità aliena pronta ad invadere la quotidianità, che invero ha continuamente bisogno di sentirsi minacciata, aggreddita, perché le sue basi e ragioni sono talmente fragili, da rafforzarsi solo di fronte al nemico comune, all’emergenza traumatica, che cancella i dubbi e lascia liberi di agire a riconfermare un presente identificato con il migliore dei mondi possibili o il minore dei mali necessari.
Tutta questa costruzione un po’ scriocchiolante lascia il posto a Parigi, dove la guerra che serpeggia da decenni esplode nelle sue dinamiche di rancore, inteso come odio consapevolmente lasciato fermentare. Questa sì che sembra un’invasione aliena, terrifica e oscura, mediaticamente appagante e pornografica come le stragi nei college statunitensi, con la caccia all’uomo, gli ostaggi, gli assalti, ecc…
Eppure aliena non è, tutto questo non è alieno alla nostra società, anche se sarebbe comodo che lo fosse. Poter stigmatizzare la violenza e fermarsi lì, dedicarsi a curare i sintomi, per sentirsi rassicurati.
Serpeggia un desiderio di controllo, spesso su aspetti marginali della questione, che sembra quasi una mera esibizione di forza, o paranoia. Un mondo schizofrenico che da un lato osanna la libertà d’espressione offesa a morte e dall’altro vorrebbe controllare ogni sistema di comunicazione, vietando quello che apparentemente sfugge (affermazioni da campagna elettorale britannica fresche fresche di David Cameron, http://tinyurl.com/nhoeceu).
In generale un po’ ovunque i governi si pongono pubblicamente la questione come un problema di sorveglianza. Ci si pone di fronte ai territori come se fossero dei fortini assediati da difendere, da presidiare, da sorvegliare.
Ma sono ben consapevoli che è soltanto propaganda. Le reti telefoniche prima dell’avvento di Internet, erano strutture relativamente facili da controllare, questo non ci ha risparmiato guerre, violenze e fattacci brutti brutti negli ultimi 100 anni.
Perché il problema non sta lì, non sta nella quantità di cose che sorvegliamo. Non sta nell’analisi delle comunicazioni digitali di tutti gli abitanti del mondo, anche se i governi apparentemente sembrano pensarla così, in una sorta di fragile delirio di onnipontenza, estraneo ad ogni valutazione di altro genere. Valuazioni che comunque vengono fatte, ma spesso taciute, perché è più facile dare in pasto all’opinione pubblica qualche inutile ricetta, piuttosto che ammettere che tutto fa parte di un crudele e cinico gioco ad incastri in cui le ragioni dell’economia, della geopolitica, gli scontri di potere si celano dietro paraventi di comodo. Più semplice ripartire sempre da zero e immaginare gli alieni che vengono a rapire la nostra placida quotidianità, come se questo “idillio” non fosse normalmente costruito sull’incertezza, sullo sfruttamento, sulla disuguaglianza sociale, sull’imposizione, sulla paura, sulle ragioni del denaro e del profitto sopra ogni altra questione.
Gli alieni venuti a rubare le nostre pecore e tracciare sanguinosi cerchi nel grano, sembrano alieni, perché spesso noi pure siamo alieni a noi stessi e stentiamo a riconoscere la nostra immagine riflessa e distorta nelle acque di questo strano ruscello post moderno in cui ci laviamo il volto.


The Thing from Another World

Nowadays my sense of time is marked more by the succession of births and deaths than by the ticking of the clock. Births that make friends happy, and deaths that leave their mark on few or that aim at shocking and traumatizing the whole world.
Today, the dialectics among material forces that forms reality is more schizophrenically active than ever.
Just few weeks ago, the most important Italian newspapers were full of fake emergencies and testosterone — between the “Aquila Nera” (or “Black Eagle”) operation, aimed at crushing the emerging (and rather rambling) neofascist organization “Avanguardia ordinovista” (“Vanguard for the New Order”), and the “arson attack” that set fire on some cables of the high velocity train line in Bologna, and was sometimes depicted as a new Bologna Massacre[1]. And what about the unions “bringing the country to a standstill”, or the “radical” groups who always want to get into a brawl. It’s as though there was a galaxy that is violently expanding in the effort of gobbling up the world, an alien being ready to overrun our everyday life — a life that always needs to feel threatened, under attack, because its foundations and motivations are so fragile, that they only get stronger in the face of a common enemy, of traumatic emergencies, that remove doubts and allow everyone to act as they like, enforcing a present that is identified with the best of all possible worlds or with the least of the necessary evils.
This whole pretty crumbling construct has been replaced by the events in Paris, where a war that had been looming for decades has exploded in its patterns of grudge, of a hate that had been consciously left to brew for a long time. This one really looks like an alien invasion, terrifying and obscure, media-oriented and pornographic as the massacres in American colleges, with manhunts, hostages, SWAT raids, etc.
But there is nothing alien in all this: nothing in all this is alien to our society, even if it would be comforting if it was. It would be comforting to simply stigmatize violence, to focus on the treatment of symptoms in order to feel reassured.
A yearning for control is in the air. It often concerns secondary aspects of the question, and actually seems a mere show of force, or of paranoia. We live in a schizophrenic world which at the same time celebrates the deeply injured freedom of speech, and wishes to control every communication system, and to forbid what apparently slips by (see the most recent declarations by David Cameron during his electoral campaign).
More generally, governments all over the world are openly discussing the question as a matter of surveillance. Each territory is treated as a fort under siege that must be protected, guarded and watched over.
But they all know that this is just propaganda. Before the emergence of the Internet, telephone networks were relatively easy to monitor, but this hasn’t spared us wars, violence and bad, bad deeds in the last 100 years.
For the point is this, and not the amount of things we surveil. The point does not consist in the analysis of the digital communications of each and every inhabitant of the planet, although the governments seem to believe this, in a sort of fragile omnipotence delirium that is alien to any other consideration. Some considerations are indeed made, but they are often kept secret, because it is easier to serve up some useless recipe to the public than to admit that all this is part of a cruel and cynical puzzle where the reasons of economics, geopolitics, and clashes of power are hidden behind a facade of convenience. It is easier to start from scratch over and over again, and to imagine some aliens who come to kidnap our peaceful everyday life, as though this “idyllic life” wasn’t normally built upon uncertainty, exploitation, social inequality, dominion, fear, and the reasons of money and profit above everything else.
The aliens who have come to steal our sheep and to draw bloody crop circles look like aliens because often we are also alien to ourselves, and we hardly recognize our twisted reflections in the water of this weird post-modern stream where we wash our faces.

[1] https://en.wikipedia.org/wiki/Bologna_massacre

La sicurezza non è un crimine

Gennaio 9th, 2015 by lucha

[English version below]

Seguiamo con preoccupazione l’evolversi di una brutta vicenda in Spagna. Dal 16 dicembre 2014 7 persone sono in custodia cautelare in carcere ed altre 4 indagate tra le città di Barcellona, Madrid, Sabadell e Manresa. Sembra il copione di un film già visto: una accusa di associazione terroristica di stampo anarchico, perquisizioni all’alba -anche nella storica occupazione della Kasa della Muntanya-, sequestri di libri, agende, cellulari e dischi fissi, e la fastidiosa sensazione che sul banco degli imputati ci siano delle idee piuttosto che delle persone.

Quel che è originale, e ancora più fastidioso, è che tra le motivazioni del giudice per la custodia cautelare, tra gli “indizi” che dovrebbero dare fondamento all’ipotesi che effettivamente esista tale organizzazione e che veramente essa abbia finalità eversive, c’è niente meno che l’uso di caselle di posta sicure, in particolare quelle dei server di Riseup. Così in un tempo in cui le agenzie di sicurezza e le forze di polizia di mezzo mondo violano sistematicamente il diritto alla riservatezza e alla comunicazione libera e mettono in pericolo le basi stesse del funzionamento di Internet, c’è chi crede che utilizzare protocolli standard di sicurezza e riservatezza sia un segnale dell’esistenza di un progetto eversivo. Terrorista è chi difende i propri diritti elementari, non chi li ha violati sistematicamente per anni.

Già avevamo avuto notizia che in certe parti del mondo particolarmente sensibili l’utilizzo di caselle di posta di Riseup fosse considerato un indizio di criminalità. Che questa cosa succeda in un paese dell’Unione europea e che comunque si estenda ci preoccupa enormermente – anche se forse non ci coglie del tutto di sorpresa. Però non abbiamo intenzione di restare zitti mentre un progetto affine e simile al nostro, qual è Riseup, viene additato come il marchio degli untori. Denunceremo e contrasteremo questa interpretazione del diritto alla privacy con tutte le nostre forze e capacità.

Riportiamo il comunicato originale di Riseup tradotto, così come rimandiamo a un ottimo comunicato di OffTopic Lab (e altri) che spiega il contesto in cui è avvenuta questa operazione di polizia.

La sicurezza non è un crimine

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Richiesta di sequestro preventivo di una pagina su noblogs.org

Novembre 8th, 2014 by cavallette

Nella giornata di oggi ci è stata notificato un decreto di sequestro preventivo per la pagina http://hrriya.noblogs.org/post/2014/03/03/cie-di-ponte-galeria-il-medico-e-le-iniezioni-forzate-di-psicofarmaci/ in seguito a una querela della Cooperativa Auxilium che ne richiedeva urgentemente l’oscuramento.

Purtroppo, a noi non risulta che tale indirizzo esista e quindi a malincuore non abbiamo potuto ottemperare al decreto, ma forse si riferivano a un’altra URL: http://hurriya.noblogs.org/post/2014/03/03/cie-di-ponte-galeria-il-medico-e-le-iniezioni-forzate-di-psicofarmaci/.

Seguiranno aggiornamenti, immaginiamo.

Giovedi’ 9 ottobre a Pisa — I/Off

Ottobre 7th, 2014 by carpa

A pisa dal 9 al 12 ottobre si svolgera’ lo I/off festival, delle diverse cose in programma volevamo segnalarne una che si terra’ in apertura, giovedi’ 9 ottobre alle 19. Guida Galattica per criptoattivisti, tenuto da Claudio ‘Nex’ Guarinieri.

La descrizione completa:

Questo e’ il picco della lotta per la protezione della privacy. E’ la prima opportunita’ di prova di forza per le prime generazioni native digitali. I giornali dicono che siamo gia’ in un mondo post-Snowden, ma cosa e’ cambiato? Per cosa stiamo combattendo? E come possiamo vincere? E in Italia questa opportunita’, ce la stiamo facendo scappare?

E’ un dibattito interessante, fatto con una persona interessante. Io penso che a tutta questa analisi manchi un pezzetto che la ricongiunga ad altri scenari di lotte. Non credo che le generazioni native digitali siano cosi’ diverse dalle precedenti e che i problemi che dovranno affrontare non si origineranno tanto dalla penetrazione della tecnologia nelle loro vite, ma piuttosto dal cambiamento dei flussi di denaro e di assi di potere in corso negli ultmi 40 anni.
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Lasciate che i giovani vengano a noi

Settembre 29th, 2014 by carpa

L’orco che uccise Aaron Swartz non era un orco, perche’ gli orchi come ci ha insegnato shrek sono buoni. Era piuttosto un sistema fatto di persone in carne ed ossa, che ha voluto vendicarsi, dell’infante prodigio traditore.

Qualche settimana fa ho letto un pessimo articolo su Repubblica, riguardo l’allevamento a terra di giovani “genietti” sviluppatori di app. E’ interessante come la nostra societa’ dia vita a comportamenti e valutazioni sul mondo completamente schizofrenici in situazioni del tutto simili: tutti si scandalizzano se in Congo ci sono i bambini soldato, in India quelli che cuciono i palloni e le scarpe, in Thailandia i genitori che affittano i bambini per il turismo sessuale, ma se invece fanno i genietti del web, e aprono aziende con i propri genitori come prestanome, allora va bene, perche’ magari guadagnano milioni di dollari. In Congo servono i soldati, in India i cucitori di palloni, in Thailandia orifizi e corpicini, in America gli sviluppatori geniali di minchiate per smartphone, e i bambini prodigio per il cinema, certo. Negli Stati Uniti pagano meglio di tutti, pero’ allora si dica chiaro che e’ solo una questione di soldi.
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Important notice to our users/Avviso importante

Settembre 20th, 2014 by cavallette

We have had a major issue with one of our servers, please read our announcement

Abbiamo avuto un problema grave ad uno dei nostri server – per favore leggete il nostro avviso

A/I antisocial

Settembre 16th, 2014 by carpa

Quest’estate ci hanno chiesto di rispondere a delle domande sui new media e social media per una tesi. Mettendo per iscritto i pensieri in maniera semi serria abbiamo rilevato due particolarita’ del nostro collettivo:

1) non sappiamo cosa siano i new media. Ci abbiamo pensato tanto, ma non l’abbiamo capito
2) abbiamo delle tendenze antisociali, che ci provocano eritemi di fronte ai social media, infatti sappiamo cosa sono, ma fatichiamo ugualmente a comprenderli.

Qui di seguito domande e risposte. Consigliamo la lettura ascoltando “Antisocial” eseguita dagli Anthrax, o se preferite le cose piu’ vetuste, dai Trust

1-Do you identify with a particular movement?

No, vogliamo moderatamente bene a tutti e cerchiamo di aiutare tutti coloro che si muovono nell’ambito dell’autorganizzazione con paletti molto generici, ma categorici: l’antifascismo, l’antissesismo, l’antirazzismo e l’anticapitalismo. Siamo un server di “movimento” in questo senso un po’ ecumenico del termine.

2-What are the principles driving your view about digital technology and new media?

Tutta roba vecchia, niente di nuovo. Autogestione, solidarieta’, mutuo appoggio niente che non si possa gia’ leggere in vecchi libri tipo La conquista del pane di Kropotkin. In sintesi: a steve jobs gli pisciamo sulla tomba, zuckemberg lo prenderemmo a ginocchiate nelle costole e agli occhiali di google, preferiamo gli occhiali da sole per il dopo sbornia.

3-Do you use new and social media? What specific platform do you use?

Quasi nessuna in realta’. Abbiamo messo su’ una piattaforma di blog nostra, noblogs.org, perche’ il sistema di pubblicazione usato nei blog ci sembrava l’unica cosa mediamente interessante partorita dal web 2.0. E’ orientata alla riservatezza, senza profilazione per gli utenti, perche’ ci sembra l’unico sistema in grado di garantire liberta’ d’espressione. Per il resto non sapremmo. Pubblichiamo su twitter le comunicazioni del collettivo qualche volta.

4-For which purposes do you use social and new media?

In generale cerchiamo di non usarli, per una sorta di ecologia mentale

5-What do you like and not like about new and social media?

Non ci piace quasi nulla dei social media. A partire dall’aggettivo social che li connota, perche’ e’ ingannevole, da l’idea che siano stati pensati per mettere in comunicazione le persone, e non per mercificarne le relazioni. Invece attualmente ci sembra valga la seconda e la prima sia solo lo specchietto per le allodole.

6-What do you think are the limitations of the web and in the specific of new and social media?

Il web ha due problemi: i governi e le multinazionali, se eliminiamo quelli poi il web e’ a posto.

7-What kind of audience do you think you can reach through new and social media?

Non siamo molto bravi a porci la questione dell’audience, facciamo quello che ci sembra giusto fare cercando di renderci utili, ispirandoci al principio di mutuo appoggio: mettiamo in campo quello che sappiamo fare, a disposizione della comunita’, se qualcuno ne fa buon uso, siamo contenti.

8-What are the motivations for using new and social media?

Ad occhio e croce, guardandoci un po’ attorno e chiedendo agli amici, diremmo la solita, quella che trascina l’umanita’ dagli albori, anche dopo che e’ scesa dagli alberi: l’accoppiamento.

9-In which ways are social and new media challenging the dominant media system in the specific Italian context?

Non li vediamo cosi’ in competizione, si spalleggiano a vicenda, fingendo di litigarsi, come due fidanzatini.

10-Do you consider new and social media as a potential tool for mobilization?

I social media non creano mobilitazione, sono utili come lo sarebbe qualsiasi altro strumento di comunicazione quando le mobilitazioni esistono gia’ nella realta’. Il conflitto e’ nella realta, oppure e’ solo la rappresentazione del medesimo.