Dismissione dell’Hidden Service Tor / Deprecating our Tor Hidden Service

Giugno 29th, 2021 by blallo

English version below

[IT]

Cosa sta succedendo?

Presto smetteremo di offrire i nostri servizi anche su un Hidden Service Tor dedicato. Non vi preoccupate! Riuscirete ancora ad usare Tor con A/I, solo non passando per l’Hidden Service.

Abbiamo dovuto riconoscere che da un po’ di tempo non stiamo gestendo al meglio il nostro Hidden Service, e che non possiamo permetterci lo sforzo abbastanza considerevole di migliorare questa gestione. Questa decisione è stata ampiamente discussa all’interno del collettivo e siamo giunti alla conclusione che la soluzione migliore per noi e per i nostri utenti sia la dismissione dell’Hidden service.

Le ragioni che sottendono questa decisione sono squisitamente tecniche e le spieghiamo in dettaglio più avanti nel post, per quell@ abbastanza interessat@, ma si riducono a questo: abbiamo costruito la nostra infrastruttura di autenticazione in un modo che rende complicato supportare contemporaneamente “lo spazio dei nomi internet” e “lo spazio dei nomi .onion“. Questo sistema di autenticazione è fondamentale, perché offre una serie di meccanismi di sicurezza implementati dai browser moderni che riteniamo importante avere. Farli funzionare in entrambi i “mondi” ci richiederebbe un considerevole impegno a fronte di quello che crediamo sia un miglioramento limitato.

Potete ancora usare Tor con A/I (e vi incoraggiamo a farlo), visitando direttamente i nostri servizi www.autistici.org, mail.autistici.org o il nome appropriato, invece di usare il nostro vecchio indirizzo .onion, ricordando però di validare il certificato SSL!

Per la spiegazione tecnica dettagliata, continuate a leggere!

Perché ora?

Nessuno dei problemi di cui discuteremo più avanti è una novità, sono già stati ampiamente discussi e le persone che lavorano con Tor ne sono ben al corrente. Quindi perché questa decisione da parte nostra proprio adesso? In effetti il momento coincide con la dismissione dei vecchi Hidden Service V2, condizione che ci ha fatto valutare nuovamente la condizione del nostro Hidden Service che è stato ampiamente trascurato a seguito dell’ultima revisione architetturale dei nostri servizi di qualche tempo fa. Il nostro Hidden Service era in pessime condizioni: la sovrapposizione che ha con il layer SSL incoraggiava gli utenti a tenere pratiche di sicurezza malsane (ad esempio, ignorare completamente tale layer), e comunque il sito web non era utilizzabile attraverso l’indirizzo .onion. Abbiamo deciso di sistemare definitivamente questa situazione.

Qual è il problema?

In ciò che segue, assumiamo che abbiate una certa familiarità con concetti tecnici quali HTTP, cookie, funzionamento interno del browser, ecc.

Il cuore del problema nasce dallo stretto accoppiamento tra il dominio di sicurezza del browser e lo spazio dei nomi (quello internet e quello .onion accennato prima) usato per accedere ai servizi. La problematica nasce quando si prova a servire entrambi gli spazi di nomi contemporaneamente come nel caso di gruppi che, come noi, offrono gli stessi servizi via Internet e via Hidden Service.

Consideriamo il sistema di autenticazione che stiamo usando. Esso fornisce una funzionalità di single sign-on e, come molti servizi simili, si basa molto fortemente sui cookie e, ancora più problematicamente, sui redirect HTTP. Se l’endpoint che deve essere autenticato non ha cognizione dello spazio di nomi utilizzato per raggiungerlo, esso redirigerà ciecamente l’utente non autenticato verso il servizio di login su Internet (e non su quello .onion), commettendo una violazione di dominio che potrebbe essere molto indesiderata per l’utente. Aggiungere questa logica (la capacità di distinguere lo spazio dei nomi di origine) ad ogni endpoint autenticato necessita di una quantità di lavoro molto significativa da parte nostra, senza contare l’aumento di complessità del sistema. La conseguenza sarebbe di finire con due sistemi di autenticazione separati (e fondamentalmente incompatibili, come spiegato più avanti).

Questo stesso sistema di autenticazione offre la possibilità (e incoraggia) ad usare dei cosiddetti hardware token (dispositivi fisici) per l’autenticazione a due fattori. Anche questi dispositivi sono strettamente legati al dominio del sito visitato, quindi un utente dovrebbe registrare il proprio hardware token due volte per i due spazi di nomi. Ma questo non è possibile, perché all’atto della prima registrazione il sistema avrebbe già associato un hardware token all’account [to be clarified], quindi per poter fare il login adesso via Hidden Service c’è bisogno di un hardware token legato allo spazio dei nomi in chiaro. Problemi simili li avrebbero i password manager.

Al momento quindi fornire i nostri servizi via Hidden Service non è praticabile. Questa necessità di duplicare completamente il sistema di autenticazione risulterebbe in un sistema mal funzionante nel migliore dei casi e in uno insicuro nel peggiore. Ci siamo chiesti, di fronte alla considerevole quantità di lavoro necessaria per affrontare i problemi illustrati poc’anzi, se ne valesse la pena. Negli ultimi 10 anni l’ecosistema SSL delle Certification Authority è significativamente migliorato, sia perché molte più persone si affidano all’integrità dell’infrastruttura di certificazione sia grazie alla nascita di servizi come Letsencrypt. Forse affidarsi ad SSL è diventato meno irragionevole di un tempo.

Considerando le nostre risorse limitate, preferiamo non supportare il caso d’uso dell’Hidden Service, piuttosto che farlo in maniera impropria o errata. Questa decisione non è stata presa a cuor leggero, alcun@ di noi sono avid@ utenti di Tor.

Ritorneremo periodicamente su questa decisione e sui compromessi affrontati prima, e saremo felici di riconsiderare la nostra decisione, se le circostanze (tecniche e non solo) cambieranno in futuro. Se per esempio il naming layer API venisse nativamente supportato da Tor e da Tor Browser Bundle, potremmo più facilmente riconsiderare la nostra posizione.

Grazie per la pazienza e per il supporto.

Domanda: posso ancora usare Tor per connettermi ai vostri servizi?

Certamente! Stiamo solo sospendendo il nostro Hidden Service (servito su .onion). Sui vostri client che usano Tor, potete benissimo continuare ad usare i nostri servizi, solo sostituendo il .onion con i nomi dominio internet www.autistici.org, mail.autistici.org o il nome appropriato, e ricordando di validare i certificati SSL.

Domanda: e per quel che riguarda i servizi non web

L’obiezione è lecita: perché ritirare l’Hidden Service anche per quei servizi che non usano HTTP come trasporto (come ad esempio la chat XMPP e i servizi mail via IMAP/SMTP)? La dimensione del problema qui è minore, ma alcuni dei problemi menzionati prima si applicano anche in questo caso, in maggior parte a causa della sovrapposizione tra il layer SSL e quello Hidden Service per la gestione della fiducia. Preferiamo avere un unico approccio consistente nell’uso dei nostri servizi via Tor.


[EN]

What is happening

We will soon stop offering our services on a dedicated Tor Hidden Service address. Don’t worry, you will still be able to use Tor with A/I, just without the Hidden Service!

We’ve come to recognize that for a while now we haven’t been doing a great job at running Hidden Services, and that we can’t afford the (considerable) effort to do it well. This decision has been debated for some time in the collective, and we came to the conclusion that dismissing the Hidden Service is the best way forward for us and for our users.

The reasons behind this decision are technical and are explained in detail below, for those interested enough, but they boil down to this: we have built our authentication system in such a way that it would be difficult and cumbersome to support both “the Internet name space” and “the .onion name space”. We consider the authentication system very important, it offers a lot of modern browser safety features we care about. Making it function properly in both “worlds” would take considerable amount of work, for what we think would be very little gain.

You can, and should, still use Tor with A/I, just by using www.autistici.org, mail.autistici.org or the appropriate service name in place of the old .onion address, and remembering to validate the associated SSL certificates.

For the detailed technical explanation, see below!

Why now?

None of the following issues are new, as they all have been discussed already and the people working with Tor are familiar with them. So why are we taking this decision now? Well, the timing is coincidental with the deprecation of V2 Hidden Services, which made us consider again the state of our Hidden Service, which had been largely neglected since our latest architectural changes of a few years ago. This state wasn’t good: the overlap of Hidden Services and SSL encouraged the adoption by users of bad security practices (by ignoring the SSL layer), and the web site wasn’t functional at all. We decided that this situation had to be cleared up.

What is the problem

We’re going to assume familiarity with the technical concepts discussed here such as HTTP, cookies, inner workings of the browser, etc.

The problematic issues stem from the strict coupling between the browser’s security domains, and the namespace used to access the websites (the Internet one, or the .onion one). The issues arise once one tries to serve both namespaces at once, as it is the case for groups like ours who are offering the same services both on the Internet and on a Hidden Service.

Let’s consider the authentication system we are using. It provides single sign-on functionality, and like many similar systems, it relies heavily on cookies and, more problematically, on HTTP redirects. If the endpoint under authentication is not aware of the namespace used to reach it, it will blindly redirect the user to a non-onion login server, committing a domain violation which may be very undesirable for the user. Adding this awareness logic to each and every authenticated endpoint is a significant amount of work, and a noticeable increase in the overall complexity of the system. We would fundamentally end up with two separate (and largely incompatible, see below!) authentication systems.

The same authentication system makes use (and encourages) of hardware tokens for 2FA. These are also strictly bound to the web site’s domain name, so a user would need to register the same hardware token twice, once on the public site, once on the onion site. Except that they won’t, because now there’s a hardware token required for the second login, which can’t be validated on the other site yet! Password managers will have a similar problem.

Another surprising aspect in which namespace binding breaks our single sign-on system concerns logouts: the duplication of authentication systems would mean that, if you are logged in on both the public web site and the onion one, logging out from one will not log a user out from the other. This is not surprising if one considers that there is nothing that says that these two authentication systems are in fact related to the same website.

So, at the moment, serving our website over Hidden Service is not really an option. This complete duplication of the authentication system would result in a badly-functioning system at best, an insecure one at worst. When facing the considerable amount of work that it would take to solve the above-mentioned issues, and even if one is willing to ignore the impact of the associated increased complexity, it is worth asking if it would be worthwhile at all? In the last decade the SSL ecosystem of Certification Authority has significantly improved, both because a lot more people rely on the integrity of the certificate infrastructure and because of the appearance of services like Letsencrypt, so perhaps relying on SSL is less unreasonable now than it used to be.

Considering our limited resources, we prefer to not support the Hidden Service use case for the time being, rather than doing it badly and in a broken fashion. This decision has not been taken lightheartedly. Some of us are avid Tor users and support this technology.

We will periodically re-evaluate the trade-offs mentioned above, and will happily reconsider our decision if the circumstances (technical or otherwise) change in the future. For example, we will reconsider our decision if the naming layer API is supported natively by Tor and the Tor Browser Bundle.

Thanks for your patience and support.

Q: Can I still use Tor to connect to your services?

Absolutely yes! We are just suspending the .onion Hidden Service. Just use the Internet names for our services, www.autistici.org, mail.autistici.org or the appropriate service name in place of the old .onion address, with any Tor-enabled client, and remember to validate the associated SSL certificates.

Q: What about non-web services

The objection is legit: why take away the hidden service endpoint for those services that are not HTTP-based (like, for example, the XMPP chat service or the IMAP/SMTP email services). The problem space here is simpler, but some of the concerns mentioned above apply to these services too, mostly due to the overlap of the Hidden Service and SSL trust layers. And we would like to have one single consistent approach for using our services over Tor.

Manutenzione Noblogs / Noblogs Maintenance

Maggio 15th, 2021 by lucha

[IT]

Aggiornamento: La manutenzione è terminata, Noblogs è di nuovo in funzione.

Nei giorni del 15 e 16 maggio 2021 ci saranno degli aggiornamenti a Noblogs che ci obbligano a sospendere temporalmente la possibilità di pubblicare nuovi articoli. Anche la lettura dei blog potrebbe non funzionare per alcune ore, ed in generale vi consigliamo di non accedere finché la manutanzione non sarà terminata.

Vi terremo aggiornat* sull’andamento dei lavori. Per favore, aspettate almeno fino al giorno 17 maggio per segnalarci dei problemi con Noblogs: non ci bombardate di segnalazioni mentre ci stiamo lavorando sopra!

[EN]

Update: Maintenance is over, Noblogs is up and running once more!

During the days of May 15th and 16th 2021 we are planning an update to Noblogs that will force us to temporarily suspend the publishing of new blog posts. Expect generalal unavalaibility of the service during these days, and please avoid accessing it until the manteinance is over.

We will keep you updated. Please, wait until May 17th before contacting us about any issue you are facing with Noblogs: we are most probably working on it, and it might get fixed soon.

[ES]

Actualización: Hemos terminado la manutención, Noblogs ya está funcionando normalmente!

En los días del 15 y 16 de Mayo 2021 vamos a efectuar una actualización de Noblogs, que nos obliga a suspender temporalmente la posibilidad de creare nuevas entradas y posts. Es también posible que para unas horas no sea posible acceder al servicio de ninguna forma (ni siquiera solamente para leer), así que os aconsejamos de no usarlo hasta que la manutención se haya terminado.

Os vamos a tener informad*s sobre el estado de la situación. Por favor, esperar al día 17 para contactarnos sobre eventuales problemas con Noblogs, ya que es probable que ya estamos trabajando en ellos!

25 Aprile 2021

Aprile 25th, 2021 by bombo

Come ogni anno ci preme ricordare questa data, promessa di liberazione dal fascismo in parte avverata. In parte perche’ purtroppo ancora oggi abbiamo troppi esempi di ignoranza fascista nelle nostre strade e nei palazzi.
Del resto i partigiani erano molto pochi rispetto agli antifascisti del dopo guerra, molti han goduto dell’eroismo di pochi.
Noi, per non dimenticare quei pochi, proponiamo dal nostro archivio le loro memorie a questo indirizzo: https://live.autistici.org/#25aprile.

Questo l’elenco di materiali che andranno in loop durante la giornata:

problemi per noblogs / noblogs issues

Gennaio 9th, 2021 by putro


[IT]
Ci sono dei problemi con la scrittura di nuovi articoli su noblogs.org. Abbiate pazienza mentre cerchiamo di risolvere.

AGGIORNAMENTO: abbiamo ripristinato il sistema, il problema adesso dovrebbe essere risolto.


[EN]
There are issues with writing new articles into the noblogs.org platform. Please bear with us while we try to resolve the issue.

UPDATE: The issue should be resolved, we restored the previous version.

Newsletter Autistici/Inventati – 20 e non piu’ 20

Dicembre 20th, 2020 by putro

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Newsletter Autistici/Inventati – Dicembre 2020/Gennaio 2021

PIANETA TERRA. ULTIMA FRONTIERA. VENTI E NON PIU’ VENTI
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[English and Castellano version below]

Ricevi questa e-mail perche’ hai un account o gestisci un servizio
offerto dai server del progetto Autistici/Inventati.
Se pensi di averla ricevuta per errore segnalacelo, scrivendo a
help@autistici.org

Venti sono gli anni dalla nascita di Autistici/Inventati. Venti sono gli anni passati da quando ci siamo avventurati su questa strada piuttosto complicata.
Come ogni fine anno che si rispetti e’ per noi tempo di bilanci. E per noi i bilanci sono politici e progettuali prima che economici, anche se non possiamo negare che vi chiederemo come sempre di sostenerci economicamente.

Venti anni fa nessuno faceva quello che facciamo. E anche oggi nessuno lo fa come lo facciamo noi. E’ importante ricordarlo perche’ 20 anni passati a mantenere vivo e funzionante un progetto come il nostro, potendo fare affidamento ESCLUSIVAMENTE sul contributo volontario di chi vi partecipa e sulle donazioni dei nostri utenti,necessitano di particolare riguardo.

Oggi e’ facile trovare una e-mail o lo spazio dove mettere un sito gratis, e sappiamo che le mailing lists sembrano passate di moda, soppiantate dai milioni di gruppi forniti dai vari messengers, ma pensiamo che oggi sia ben più difficile trovare uno spazio libero dove poter ragionare e organizzare alternative all’esistente. Senza luoghi alternativi non esistono pensieri alternativi, senza spazi dove praticare altri modi di vivere, di organizzarsi e ipotizzare mondi diversi non e’ possibile cambiare l’esistente.

Il 2020 non e’ stato solo crudele in termini di vite umane, ma ha portato anche una maggiore difficolta’ ad immaginare e praticare il cambiamento. E capiamo come sia difficile pensare al cambiamento quando ci si scontra con l’improvviso isolamento, non solo sociale, ma anche mentale che oggi notiamo in modo particolare. Siamo stati rinchiusi e incastrati tra le responsabilita’ verso gli altri e l’emergenza che non lascia spazio ad alternative. Alcuni pensano che in realta’ il 2020 abbia solo reso evidente la marginalita’ in cui e’ caduta la costruzione di mondi diversi. Ma il mondo esistera’ anche nel 2021, probabilmente in modo non dissimile dal 2020, e ci sara’ ancora bisogno di tornare a pensare e praticare qualcosa di completamente diverso. Come sempre non pensiamo che questo sia possibile in spazi mercificati, scrutinati, abusati costantemente alla merce’ di chi ricava profitto da ogni tua parola e da ogni byte. Non crediamo nemmeno in una narrativa che condanna i comportamenti collettivamente responsabili come una forma di debolezza o di schiavitu’: come se la logica dell’interesse personale, della pigrizia o dell’indifferenza possano comunicare un valore, quello dell’autodeterminazione, da rivendicare proprio in un momento in cui la biologia ci ricorda che nessuno e’ libero prima che siano libere tutte.

L’amarezza che proviamo quest’anno non si limita infatti solo agli ambiti digitali. Ovviamente sentiamo un forte bisogno di solidarieta’ e pensiamo che questa sia purtroppo spesso latitante sia nelle priorita’ che determinano l’evolversi della situazione nel mondo reale, che nella narrativa che ne scaturisce. E affermare che mai come quest’anno ce ne sarebbe bisogno e’ dire un ovvieta’, ma sentiamo lo stesso il bisogno di dirlo, e lo vogliamo comunicare non solo a parole, ma anche con il nostro lavoro, che quest’anno ha avuto spesso come obiettivo quello di rispondere ai nuovi bisogni che l’emergenza ha portato in superficie.

Un pezzo di lavoro spetta infatti a noi, per cercare di fornire strumenti ancora piu’ appropriati, efficaci ed utilizzabili.

Coerentemente alle esigenze emerse nel 2020 abbiamo aggiunto due nuovi servizi:

https://vc.autistici.org – un’istanza jitsi per videoconferenze
https://live.autistici.org – una piattaforma di streaming video live

Non richiedono autenticazione e non registrano i vostri dati, una combinazione di caratteristiche a nostro avviso peculiare che contiamo possa contribuire a cambiare l’atteggiamento con cui ci si rapporta alla tecnologia oggi.

Ma al di fuori degli ambiti digitali praticare il cambiamento e’ anche un esercizio sociale e comune, al quale ognuno deve pero’ contribuire individualmente.
Noi abbiamo la ferma intenzione di esserci. Insieme.

Alcuni ci scrivono che le idee che abbiamo espresso nel nostro ventennale e lirico manifesto sono obsolete e “fuori dal tempo”. Noi invece pensiamo che siano ancora esattamente la prospettiva che manca in questo tempo. Non abbiamo intenzione di cambiare strada. Abbiamo intenzione di aiutare a cambiare cio’ che ci circonda, con chi ci circonda. E’ quello che abbiamo sempre fatto e in cui abbiamo sempre creduto.

E non e’ mai stato facile. Ci auguriamo di poterlo fare insieme ai compagni e alle compagne che ci hanno accompagnato fino a qui e a molti altri e molte altre che si uniranno lungo la strada.

Se volete essere parte dei prossimi venti anni come lo siete stati di questi primi venti sapete dove trovarci e dove indirizzare chi condivide i nostri valori: https://www.autistici.org/get_service

Il lavoro lo mettiamo noi. Ma il sostegno economico e’ imprescindibile, dato che esistiamo solo grazie alle vostre donazioni: https://www.autistici.org/donate

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Collettivo Autistici-Inventati

https://www.autistici.org

donazioni: https://www.autistici.org/donate
aiuto: help@autistici.org
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[English version]

PLANET EARTH: THE FINAL FRONTIER. TWENTY AND READY FOR TWENTY MORE

You are receiving this newsletter because you have an account or
manage a service hosted by Autistici/Inventati.
If you think you should not receive it, write to help@autistici.org

Twenty years have passed since the birth of Autistici / Inventati. Twenty years have passed since we ventured down this quite complicated road. Like any respectable end of the year, it is again time for evaluations. End of the year balances are mostly political rather than financial for us, although we cannot deny that we will, as always, ask you to support us economically.

Twenty years ago nobody did what we do. And even today nobody does it the way we do it. This is important to remember because 20 years of work to keep our project alive and functional, relying EXCLUSIVELY on the efforts of the volunteers involved and the spontaneous donations from our users deserve special attention.

Today is very easy to obtain an e-mail address or the space to host a website for free, and we know that mailing lists are mostly replaced by the millions of group chats provided by the various instant messaging platforms. But we think that today it is much more difficult to find a free space where is possible to organize alternatives to the existing. Without alternative places there are no alternative thoughts, without spaces where it is possible to practice other ways of living, organize and imagine different worlds, it is not possible to change the existing one.

2020 has not only been cruel in terms of loss of human lives, it also brought greater difficulty in imagining and practicing change. We do understand how difficult it is to think about change when one has to come to terms with the sudden psychological in as much as social isolation we came to notice , that we recently came to notice. We have been locked down and wedged between the responsibilities towards others and the emergency that leaves no room for alternatives. Some think that 2020 has only actually made more evident how the struggles for an alternative world have become marginal. But the world will also exist in 2021, probably not very differently from 2020, and we will still need to think and practice something completely different.

As always, we do not think that this is possible in spaces that are commodified, monitored, profiled and constantly abused by those who profit from our every word and our every byte. We don’t believe in narratives condemning collectively responsible behavior either: as if it were some sort of weakness or a moniker of slavery. As if the logic of self-interest, laziness or indifference could communicate any sort of value, ie. self-determination, supposedly to be reclaimed, precisely when biology reminds us that no one is free unitl everyone is free.

The bitterness we feel this year isn’t in fact just related to the digital realms. Obviously we feel a strong need for more solidarity: we think that solidarity is unfortunately often lacking both in the priorities that determine the evolution of the real world situation, and in the narrative that derives from it. To say that never like this year there has been a stronger need for solidarity is stating the obvious, but we still feel the need to say it, not only in words, but also with our work, which in 2020 has often had the objective of answering the new needs that the emergency has brought up to the surface.

A piece of work is in fact up to us, to try to provide even more appropriate, effective and usable tools. Coherently with the needs that emerged in 2020, we have added two new services:

https://vc.autistici.org – a jitsi instance for videoconferencing
https://live.autistici.org – a live video streaming platform

They do not require authentication and do not log your data, a combination of features we believe can help change the common attitude we see in relating to technology today.

But outside the digital sphere, practicing change is also a social and common exercise, to which everyone must contribute individually. We have the firm intention of being there. Together.

Some wrote to us saying that the ideas we have expressed in our twenty years old, lyrical manifesto, are obsolete and “out of place” in today’s world. Quite the opposite, we think that they are still exactly the perspective that is missing today. We are not going to change our path. We intend to help change what surrounds us, together with the people around us. This is the way (cit.)

This is what we have always done and what we have always believed in. And it has never been easy. We hope to be able to do it together with the comrades who have been with us all the way here and with the many others who will join us further along the way.

If you want to be part of the next twenty years as you have been in these first twenty, you know where to find us and where to direct those who share our values: https://www.autistici.org/get_service

We take care of the work. But financial support is vital, since we only exist thanks to your donations: https://www.autistici.org/donate

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The Autistici-Inventati collective

https://www.autistici.org

donations: https://www.autistici.org/donate
help: help@autistici.org
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[Castellano]

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Boletín Autistici / Inventati – Diciembre 2020 / Enero 2021 PLANETA TIERRA. ÚLTIMA FRONTERA. VEINTE Y NO MAS VEINTE

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Veinte años han pasado desde el nacimiento de Autistici/Inventati, veinte años desde que nos aventuramos por este camino tan complicado. Como cada fin de año que se respete, llega la hora de los balances y para nosotros este es mucho más político y de iniciativas que económico, aunque no podemos negar que, como siempre, debemos pedir tu apoyo para el sostenimiento de este proyecto.

Hace veinte años nadie hacía lo que hacemos e incluso hoy nadie lo hace como lo hacemos nosotros. Es importante recordarlo porque estos veinte años de mantener vivo y en funcionamiento un proyecto como el nuestro, apoyado EXCLUSIVAMENTE en el trabajo voluntario de quienes participan en él y en las donaciones de nuestros usuarios, es un esfuerzo que vale la pena destacar.

Hoy es fácil abrir una cuenta de e-mail o un espacio para un sitio web de forma gratuita, y sabemos que las listas de correos han pasado de moda para ser reemplazadas por millones de grupos de chat alojados por servicios de mensajería instantánea.

Sin embargo, también pensamos que hoy en día es mucho más difícil que nunca encontrar un espacio libre para pensar y organizar alternativas a lo existente. Sin espacios alternativos no hay pensamientos alternativos, sin espacios en los que sea posible practicar otros modos de vida, organizarse e imaginar otros mundos posibles es imposible cambiar el mundo que existe.

2020 no solo fue un año cruel en términos de pérdida de vidas humanas, también trajo grandes dificultades para nuestra capacidad de imaginar y practicar el cambio. Sabemos lo difícil que es pensar en cambiar las cosas cuando nos damos cuenta de que estamos particularmente aislados no solo social sino también mentalmente, algo que hemos descubierto recientemente. Hemos estado encerrados y enmarcados entre la responsabilidad que tenemos hacia los demás y una emergencia que no nos deja espacio para construir alternativas.

Hay quienes creemos que, en realidad, 2020 solo hizo evidente el punto marginal en que aún se encuentra la construcción de un mundo diferente, pero este mundo como lo tenemos seguirá existiendo en 2021, probablemente de un modo no muy distinto al de 2020, y seguimos necesitando pensar y actuar de un modo totalmente diferente para transformarlo.

Como siempre, pensamos que esto no será posible en espacios mercantilizados, vigilados, perfilados y abusados constantemente por aquellos que sacan ganancias de cada una de nuestras palabras y cada uno de nuestros bytes. No creemos en una narrativa que condene al comportamiento colectivamente responsable como una forma de debilidad o esclavitud: como si la lógica del interés propio, la pereza o la indiferencia pudiera comunicar un valor, el de la autodeterminación, y reivindicarlos precisamente en un momento en que la biología nos recuerda que nadie es libre antes de que todos sean libres.

La amargura que experimentamos este año no se limitó al ámbito digital. Obviamente, sentíamos una fuerte necesidad de mayor solidaridad en momentos en que esta parece fugarse entre tantas prioridades que determinan la evolución de la situación del mundo real y la narrativa que se deriva del mismo. Mencionar que la solidaridad nunca fue tan necesaria como ahora es decir algo obvio, pero creemos que es fundamental decirlo, no solo con palabras sino con nuestras acciones y trabajo, que este año estuvo orientado a responder a las nuevas carencias que la emergencia ha sacado a la superficie. Un peso muy importante en dichas labores estuvo relacionado con tratar de proporcionar herramientas todavía más apropiadas, eficaces y utilizables para seguir construyendo ese otro mundo.

Coherentemente con dichas necesidades, en 2020 hemos abierto dos nuevos servicios:

https://vc.autistici.org   –  Un instancia de Jitsi para videoconferencias seguras
https://live.autistici.org –  Una plataforma streaming de video en vivo

Ninguno de ellos requiere de registro o autenticación ni va a guardar tus datos personales. Se trata de una combinación de características que, a nuestro modo de ver, pueden ayudar a cambiar la actitud con la que comúnmente se ve a la relación con la tecnología en nuestros días.

Sin embargo, por fuera de la esfera tecnológica, practicar el cambio es también un ejercicio social y común al cual cada uno de nosotros debe contribuir individualmente. Tenemos la firme intención de estar allí, juntos.

Alguns personas nos escriben diciendo que las ideas que hemos planteado durante veinte años en nuestros líricos manifiestos son obsoletas y están ‘fuera de tiempo’. Por el contrario, creemos que mantienen la perspectiva que hace falta en nuestros días. No tenemos la intención de cambiar nuestro camino: tratamos de ayudar a cambiar lo que nos rodea junto a la gente que nos rodea. Esto es lo que siempre hemos hecho y en lo que siempre hemos creído.

Esto nunca ha sido fácil. Esperamos poder seguir haciéndolo junto a los compañeros y compañeras que han estado a nuestro lado y muchos otros que se nos unan en el camino.

Si quieres hacer parte de lo que está por venir en los próximos veinte años, como estuviste en estos primeros veinte, sabes bien dónde encontrarnos y dónde invitar a quienes comparten nuestros valores:  https://www.autistici.org/get_service

Nosotros nos encargamos del trabajo, pero el sostenimiento económico es imprescindible, dado
que existimos solo gracias a sus donaciones: https://www.autistici.org/donate

Gracias,

Colectivo Autistici-Inventati

Problemi temporanei / Temporary issues

Giugno 4th, 2020 by ale

[IT]
Ci sono dei problemi con la rubrica della webmail, che risulta vuota per alcuni utenti. I dati sono ancora nel database, ma per qualche motivo l’interfaccia web non li mostra. Abbiate pazienza mentre cerchiamo di risolvere.

AGGIORNAMENTO: abbiamo ripristinato i contatti mancanti da un backup di due giorni fa, il problema adesso dovrebbe essere risolto.


[EN]
There are issues with retrieving and displaying contact addresses in the webmail. The data is still in the database, but the webmail won’t show it. Please bear with us while we try to resolve the issue.

UPDATE: The issue should be resolved, we managed to restore the contacts from a two-day-old backup.

Uno per tutti, 5 per mille ad A/I!

Maggio 20th, 2020 by lucha

[English version below]

Per chi paga le tasse in Italia, da quest’anno è possibile effettuare una donazione ad Autistici/Inventati attraverso la dichiarazione dei redditi, attraverso il meccanismo della donazione del 5 per mille.

Al momento di compilare il Modello CU Unico e 730, nel riquadro dedicato al 5 per mille, inserisci la tua firma ed il codice fiscale “93090910501” sotto alla dicitura:

"SOSTEGNO DEL VOLONTARIATO E DELLE ALTRE ORGANIZZAZIONI NON LUCRATIVE DI UTILITA’ SOCIALE, DELLE ASSOCIAZIONI DI PROMOZIONE SOCIALE E DELLE ASSOCIAZIONI E FONDAZIONI RICONOSCIUTE CHE OPERANO NEI SETTORI DI CUI ALL’ART. 10, C. 1, LETT A), DEL D.LGS. N. 460 DEL 1997"

 

[English version]

If you file taxes in Italy, you can donate to Autistici/Inventati via the so-called “5 per mille”, an option to donate 0.5% of your taxes to a non-profit organization.

To do so, on your “Modello CU Unico” and Form 730, in the section regarding “5 per mille”, you will have to sign your name ad insert the tax code (codice fiscale) “93090910501” where it says:

"SOSTEGNO DEL VOLONTARIATO E DELLE ALTRE ORGANIZZAZIONI NON LUCRATIVE DI UTILITA’ SOCIALE, DELLE ASSOCIAZIONI DI PROMOZIONE SOCIALE E DELLE ASSOCIAZIONI E FONDAZIONI RICONOSCIUTE CHE OPERANO NEI SETTORI DI CUI ALL’ART. 10, C. 1, LETT A), DEL D.LGS. N. 460 DEL 1997"

Fuori dal TECNO-ASSOLUZIONISMO

Maggio 13th, 2020 by tilde
Ripubblichiamo il testo di alcuni hacklab su questa fase di accelerazione digitale, come spunto di riflessione su che piega prende in molti ambiti:
# Pandemia. Di tecno-assoluzionismo e di come la tecnologia non ci salverà
In questi mesi abbiamo dovuto lavorare molto di più: sembra buffo, visto che eravamo a casa. Nel frattempo tante cose sono successe su internet e, con l’avvicinarsi di un “dopo” incerto, vorremmo dire la nostra sperando che queste riflessioni servano ad aprire una discussione. O almeno chiarire un poco alcune vicende fondamentali di queste lunghe giornate.
Se c’è qualcosa che l’hacking ci ha insegnato è che la tecnologia è un terreno di dominio e come tale va scardinato. Oggi la soluzione tecnica viene sbandierata come panacea, semplice, accessibile, ma è pura propaganda.
La tecnica asservita al potere economico e politico sembra avere il diritto di parlare di tutto, proponendo soluzioni che vanno dalla sanità, alla formazione, alla gestione dei flussi di persone, ma parla sempre da una posizione disincarnata, senza l’esperienza diretta delle problematiche e delle risorse fondamentali da preservare. Questo tipo di approccio alla tecnica è per noi tossico e l’hacking continuerà a voler sollevare queste contraddizioni con i suoi strumenti.
# La premessa
Le istituzioni hanno scelto di avere fin da subito un atteggiamento paternalista, con l’obiettivo di scaricare il pesante impatto del virus sulla “popolazione indisciplinata” che non rispetta i dettami della quarantena. 
Come se la limitatissima capacità di intervento non fosse dovuta alle condizioni critiche della sanità pubblica, stremata da anni di tagli, aziendalizzazioni su base regionale, privatizzazioni, accorpamenti e scelte sbagliate.
Invece di assumersi le responsabilità di una strategia che ha privilegiato i grandi centri nevralgici ospedalieri (grandi centri che da soli sotto pressione non avrebbero retto) a discapito di una sanità diffusa sul territorio, nelle comunicazioni ufficiali abbiamo assistito sgomenti all’elezione quotidiana di nemici pubblici, inviduati in categorie finora impensabili: il runner, il genitore con passeggino, il ciclista. 
Si sono lasciate sole le persone anziane nelle RSA o nelle loro case, incrociando le dita perché non si presentassero negli ospedali, nascoste sotto a un grande tappeto mentre il problema del contenimento del virus veniva trasformato, con atteggiamento ottuso e punitivo, nel contenimento/isolamento della popolazione.
In cima a tutto questo spesso si è preferito dar seguito alla volontà di confindustria e di molte aziende di tenere aperti i luoghi di lavoro a tutti i costi, senza procedure di protezione verificate ed efficaci, sviando l’attenzione grazie ad un’insostenibile retorica di guerra (il personale medico-sanitario come “eroi in prima linea”) a giustificazione dell’esistenza della carne da cannone in corsia e nelle fabbriche così come in trincea. Il costo del sacrificio è caduto sulle persone più vulnerabili.
# Tecno-buzzword e Covid-19
La prassi sanitaria è stata opportunamente confusa con la norma legislativa, attivando spesso un completo nonsense. Si è operato uno spostamento del problema: dal contenimento del virus si è passati ad un sistema di infrazioni da sanzionare, traslando così l’attenzione su quest’ultimo (il runner come arma di distrazione di massa).
Di nuovo, si prende un problema complesso e lo si riduce a uno collegato, ma più semplice, illudendosi e lasciando intendere che il secondo sia equivalente e risolva il primo. Si fa strada il sillogismo per cui contrastare il virus significa sorvegliare le persone che zuzzurellano in qua e in là.
A questo si aggiunge la più classica politica delle buzzword (parole tecniche, usate spesso in modo improprio per impressionare/influenzare chi ascolta con termini “alla moda”). Ci troviamo di fronte a un proliferare di “tecno-buzzword”: buzzword che presentano strumenti tecnologici come panacea di tutti i mali. Questa è una forma di tecno-soluzionismo che non risolve realmente i problemi e apre a una serie di ulteriori contraddizioni e criticitá.
# Tecno-buzzword 1: drone
Prendiamo un esempio: i droni.
L’Enac ha dovuto effettuare una serie di concessioni sull’utilizzo di questi giocattolini, perché i sindaci italiani più “smart” avevano iniziato ad autorizzarne l’uso in autonomia.
L’ente ministeriale ha dunque in fretta e furia liberato l’uso di droni nei controlli
legati alle ordinanze covid, prima fino al 3 aprile, poi nella paranoia generalizzata 
dell’apocalittico weekend di pasquetta, l’ha rinnovata fino al 18 maggio.
L’utilizzo propagandistico, per quanto inquietante, di questi oggetti volanti è chiaro: l’autorizzazione prevede la presenza di chi pilota sul posto, non in remoto, e la guida a linea di vista; i droni possono solo segnalare la presenza di persone da controllare, il materiale video registrato deve essere rimosso dopo il controllo e le infrazioni contestate sul momento. I controlli con droni sono stati effettuati in luoghi semi deserti, fluviali o marittimi. A conti fatti sembra più un divertissement per non annoiarsi in quarantena, visto che praticamente un vigile con un binocolo da 20 euro avrebbe avuto lo stesso effetto. 
Il salto di qualità avverrebbe con la guida da remoto e la registrazione ed elaborazione automatica delle immagini. Ricordiamocelo bene e non lasciamoci distrarre quando inevitabilmente qualcuno cercherà di far passare inosservato qualche “temporaneo aggiustamento alla normativa”, magari per far fronte ad un’altra “emergenza”.
Attualmente però i droni funzionano solo da generico spauracchio, utile a terrorizzare le persone, o da spot per sindaci sceriffi col pallino dell’innovazione in cerca di visibilità e consenso. 
# Tecno-buzzword 2: app di tracciamento contatti
Altro esempio: la app per tracciare i contatti.
Non ci sembra interessante disquisire se il tracciamento avvenga con la collaborazione degli operatori telefonici, o come sembra essere stato scelto, con il bluetooth e le app sviluppate da google ed apple.
La pre-condizione per questa fantomatica fase due è il ripristino di una sanità pubblica di prossimità, colpevomente smantellata da scelte di governo bipartisan e risorsa imprescindibile per contenere la pandemia. Servono assunzioni, formazione, presìdi medici diffusi sui territori, capacità di analisi: eppure non se ne sente parlare. Se non ci sono abbastanza laboratori d’analisi per fare un tampone a una persona con la polmonite, se non c’è nessuna persona in grado di andarglielo a fare a casa, se non ci si prende cura delle persone capillarmente, a poco serviranno uno smartphone e una app. Al massimo una app segnerebbe un numeretto, ma a leggere quel numeretto poi chi ci sarebbe?
Più chiaramente: è come costruire una casa a partire dalla porta, rifinirla di tutto punto con gli intarsi e lo spioncino a fotocamera, e poi chiamare tutti e dire: “Ecco qui: la porta è fatta secondo standard europei, è molto innovativa e rispettosissima della vostra privacy”. È normale che poi ti si chieda: “Ok, ma c’è solo la porta. La casa dov’è?”
La app trasla ancora il problema da una cosa difficile a una facile: in due settimane la app la fai.
Poi, tossendo, la apri sul cellulare e scopri che non ha proprietà curative.
Affrontare il discorso in termini di privacy e di tecnologie, è esattamente il terreno su cui ci vogliono portare, per attuare il giochino dello spostamento del problema e puntarci contro un’altra ennesima grande arma di distrazione di massa.
Non ci sono dubbi: preservare l’intimità digitale e la privacy è uno dei campi di lotta di quest’epoca, il problema del controllo è connaturato al sistema in cui viviamo e la raccolta massiva di dati è uno degli elementi fondamentali su cui si basano abusi e repressione. 
Immediatamente però, alle attuali condizioni e per contrastare la diffusione del virus qui e ora, un’app è semplicemente inutile e chi utilizza le buzzword app o innovazione sta colpevolmente contribuendo a sviare l’attenzione da quelle che sono le reali problematiche e a deresponsabilizzare chi ha realmente causato questa catastrofe sanitaria.
# Tecno-buzzword 3: DAD – didattica a distanza
La didattica, nell’impossibilità di utilizzare piattaforme pubbliche, si è frastagliata in mille rivoli e strumenti, pesando sulla buona volontà, intraprendenza e connessione del corpo docente che, lasciato alla propria iniziativa individuale, si getta a spegnere l’incendio che divampa grazie al vuoto sociale. Navigando tra un google, zoom, teams, whatsapp, skype, facebook, youtube, nella consapevolezza che l’esperienza didattica non sia riducibile esclusivamente all’erogazione di contenuti.
Al netto di tutti i ragionamenti vi è la (banale?) constatazione che la didattica a distanza non può essere sostitutiva e considerata equivalente della didattica in presenza, sopratutto per la fascia di età 6-18 e che il motivo per cui è stata imposta sono le carenze strutturali delle scuole che, disorganizzate e sovraffollate, non permettono la didattica in aula opportunamente distanziati.
Quindi si torna di nuovo alla questione principale: i problemi materiali si spostano nel digitale, ma il digitale non può risolverli.
La scuola, nel vuoto del pensiero e delle risorse strategiche, è stata di fatto consegnata in toto alle grosse piattaforme commerciali.
Ancora una volta, il meccanismo è il solito: di fronte a una scuola trasformata in azienda, svilita, dove mancano i soldi anche per il sapone, che andrebbe ripensata e riorganizzata con affetto, ci si affida al presunto potere taumaturgico della tecnologia. Non si può pensare che questa scelta non avrà ripercussioni sul futuro. Né si può pensare che sia una scelta ovvia ed automatica, con buona pace di tutti i discorsi sul free software nella pubblica amministrazione, che si fanno da praticamente 20 anni.
Salvo poi scoprire che la tecnologia non è così accessibile, ma è invece ulteriore fonte di diseguaglianza sociale. Perchè possiamo fare finta che non sia vero che molte persone facciano teledidattica con i giga del proprio cellulare, che il territorio italiano sia fatto di paesini sperduti e nient’affatto connessi, che sfavillanti e velocissimi computer non siano affatto in ogni casa, però, per l’appunto, stiamo facendo finta.
Quella che era già una tendenza problematica (una scuola fatta di didattica frontale e di valutazioni basate sulla quantificazione) rischia ora di diventare la norma perché “siamo in emergenza”. L’emergenza di oggi porta al pettine i nodi problematici della società che abitiamo.
Lo stato di crisi è strutturale e rende evidenti vulnerabilità preesistenti che non si possono risolvere normando l’emergenza ma solo in un processo di profondo cambiamento.
# Una tecno-buzzword non ci salverá
Amiamo gli enigmi e non ci spaventano le complessità dei problemi. Quello che temiamo sono le false piste e gli specchietti per le allodole.
Ciò che stiamo vedendo, e subendo, in questi giorni, non è altro che l’esasperata manifestazione di una serie di nodi che vengono al pettine e nessuna bacchetta magica smart basterà a scioglierli.
Quando la politica parla di tecnologia, spesso lo fa per sviare l’attenzione dalle ingiustizie e problematiche sociali a cui ci chiede di rassegnarci. Consapevoli che ogni piccolo spazio di libertà sacrificato non verrà restituito ma dovrà essere duramente riconquistato, quando la parola chiave è “emergenza” è ancora piu’ importante svelare i meccanismi nascosti e leggere oltre la propaganda.
Dobbiamo mantenere la concentrazione, scrollarci di dosso il ruolo di gregge e ritrovare quello di comunità pensante, ricordarci ogni buzzword che è stata utilizzata sulla nostra pelle, scartarla e continuare a guardare dritto davanti, al cuore del problema.
ChthuluLab Milano
altre individualità hacker e cyberpunk

25 Aprile di streaming e di lotta

Aprile 24th, 2020 by bombo

Come ogni primavera i pollini girano liberi nel cielo e quando sono i pollini della libertà, i fascisti starnutiscono.
Quest’anno sono 75 anni dalla Liberazione, ma sarà una celebrazione un po’ diversa dal solito. Niente iniziative collettive per metter le corone ai caduti, niente cortei, concerti, pranzi, Covid-19 non ce lo consente.

Ai singoli è lasciata l’iniziativa di celebrare questa festa ognuno come può. Solo chi ha lapidi o cippi commemorativi vicino casa può, con le dovute precauzioni, lasciare un fiore rosso o una corona di allori per commemorare i partigiani.

Noi di Autistici/Inventati abbiamo pensato che proporre dei contenuti a tema antifascista sul nostro nuovo servizio di streaming fosse un modo per permetterci di riunirci e condividere idee e riflessioni – perché riflettere su ciò che è stato serve a capire meglio questo presente di populismi e rigurgiti fascisti.

Da venti anni abbiamo un archivio video, dal quale abbiamo preso un po’ di materiale per farne uno streaming che funzionerà per tutta la giornata del 25 Aprile. Sono testimonianze che non vorremmo venissero dimenticate.

Per vederlo basterà andare a questo indirizzo: https://live.autistici.org/#25aprile.

Questo l’elenco di materiali che andranno in loop durante la giornata:

Vogliamo inoltre segnalare che dalle 18:30 ci sarà una diretta sempre sul nostro servizio di streaming condotta da “Partigiani in ogni quartiere“.

Ora e sempre: RESISTENZA!

 

A/I, che da 20 anni pratica attivamente antifascismo, antirazzismo, antisessismo, antiomofobia, antitransfobia, antimilitarismo e non commercialità.

Videoconferenze per autorganizzarsi in remoto / Video calls for remote self-management

Marzo 12th, 2020 by ale
[English version below]
Viste le circostanze abbiamo deciso di rendere disponibile, su base sperimentale e per un periodo limitato di tempo, un servizio di videoconferenza aperto a tutti, per supportare attività di gruppo a distanza.
Il servizio è disponibile su vc.autistici.org ed è stato implementato usando il software open source Jitsi.
Il servizio è fruibile liberamente da un computer con webcam o da uno smartphone (usando l’app di Jitsi), senza bisogno di effettuare alcuna registrazione o autenticazione (ovvero è possibile usarlo anche se non si è già utenti di autistici.org). La capacità è limitata, e nel caso dovesse terminare, le condizioni di accesso potrebbero cambiare oppure espanderemo la capacità, vedremo.
Ci interessa però parlarvi di alcune questioni tecniche che è importante sapere prima di usare questo strumento.
  • Autistici/Inventati non mantiene alcuna registrazione della chiamata e nessun identificativo personale dei partecipanti. Questo ovviamente non vale per le persone che partecipano alla chiamata con voi, perciò se non volete che sconosciuti partecipino alla vostra chiamata vi consigliamo di impostare una password per la stanza.
  • Il servizio è pensato per gruppi che condividono la nostra policy, in caso di abuso non ci faremo problemi ad intervenire
  • Pare ci siano incompatibilità con versioni di Firefox non sufficientemente recenti, quindi in caso riscontraste problemi vi consigliamo prima di provare con Chromium.
  • In alcuni casi Jitsi effettua connessioni peer-to-peer, che implica che il proprio indirizzo IP può essere rivelato agli altri partecipanti.
  • Ricordate che è impossibile impedire agli altri partecipanti di registrare le conversazioni, e che le videoconferenze sono suscettibili alle intercettazioni elettroniche ED ambientali contemporaneamente.
Detto questo, non ci resta che augurarvi buon uso del nostro nuovo servizio.
In caso riscontraste problemi ricordate che potete segnalarli all’indirizzo email help@autistici.org.
Buona organizzazione!

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