Internet deve sembrare un luogo quanto mai sconosciuto e di difficile comprensione, per gli attempati giornalisti de la Stampa.
Leggendo in questa domenica di pioggia del corteo di sabato 19 a Roma sono incappato in questo illuminante articolo dal titolo: giovanissimi, violenti e senza sigle [1]. Nel quale ci si chiede chi sono questi giovani che tirano cose sulle forze dell’ordine.
L’autore ha una propria tesi.
Forse, dovremmo andare a cercarli lungo le immense praterie del web. Sono i cyber-terroristi che rappresentano “l’evoluzione moderna di quel movimento che alla fine del secolo scorso si affacciò sulla scena internazionale”.
Non sono riuscito a risalire alla fonte del virgolettato, magari e’ un’autocitazione, non saprei.
Ma dall’articolo si comprende come il web nella testa dell’autore debba essere un luogo sufficientemente incomprensibile per contenere l’origine delle proprie paure. Da Internet si lanciano proclami, si organizzano rivolte, si rovescia lo status quo. E’ il megafono dei cattivi maestri, il contenitore di tutti i pensieri malvagi. E’ il luogo buio e oscuro, nel quale si annida il terrore, l’orrore, gli antichi di Lovercraft. Nei meandri del web c’e’ la follia a portata di mano. Navighi, impazzisci e con fredda lucidita’ ti incappucci per assaltare una camionetta a morsi, come nei film di zombi. I giovani devono essere piu’ portati al contagio, poiche’ privi degli anticorpi che il buon senso, la vita e la quotidiana lettura della Stampa, tenderebbero a sviluppare.
Immagino sia quanto mai rassicurante per chiunque analizzare le proprie inquietudini e trovargli una casa. Per una persona di una certa eta’ Internet deve essere un bel dilemma, certo. In qualche modo posso capire lo smarrimento con cui un attempato giornalista dalla poltrona del circolo della Stampa guardi il web, ed in esso si perda. E’ dura per tutti fare i conti con l’eta’.
Io stesso mi ritrovo sovente a inveire con quei giovani thai boxer sedicenni che hanno il pugno e il passo veloce e mi sorprendono d’incontro o mi piazzano un circolare in faccia.
Mi sono confrontato anche con altri amici, che provano un simile rancore ma applicato ad attivita’ diverse. Per esempio il calcetto a cinque pare essere fonte di grossa frustrazione con l’avanzare degli anni.
Potremmo forse parlarne tutti quanti assieme in una seduta di autocoscienza, per aiutarci ad invecchiare meglio. L’autore del pezzo e’ chiaramente invitato, potremmo anzi trovarci direttamente al circolo della Stampa. Ritengo infatti sarebbe un esercizio utile a molti altri autori di questo serio e bel quotidiano, ch’io sommamente stimo e leggo con vivido e fervente interesse.
Avrei intanto un suggerimento: al posto di cercare di inseguire questi giovani teppisti, violenti e cyber-terroristi nelle chat dove si scrive veloce veloce, e nei meandri del web, potrebbe fare una passeggiata nelle piazze e nelle strade di Torino.
Provi a parlare con i giovani tra i 16 e i 25 anni. Chieda loro cosa pensano del mondo che la vostra generazione ha edificato e difende a spada tratta.
Scoprira’ che e’ forse inutile cercare nel web le ragioni di una rabbia che non si vuole comprendere, ma solo veder reprimire, meglio se a distanza. Lasci perdere la sociologia, abbandoni Internet e le tecnologie studiate sui manuali for dummies.
Non serve invocare Anonymous o usare termini ad effetto di cui non si capisce il significato. Bastano due chiacchere con i pischelli fuori da una scuola.
Potrebbe rimanerci male certo, ma anche trovare una risposta, credo molto poco tranquillizzante, alle proprie domande.
[1] http://tinyurl.com/lxdsqeu