Questo mondo e' liquido come il piscio

Nel suo ultimo libro, Paura liquida, Bauman continua a descrivere il liquido nel quale lentamente stiamo annegando. L’autore non azzarda mai metafore cosi’ forti, ne’ conclusioni cosi’ nette, perche’ e’ un gentile e moderato professore d’universita’, ma leggendo i suoi libri e modellando nella mia testa l’idea di una realta’ liquida, mi viene spontaneo pensare ad un mondo nel quale affogheremo soffocati dal liquame.
La parola liquido che lui usa per descrivere l’inconsistenza, la fluidita’ e l’incertezza della nostra realta’, in me si traduce immediatamente nell’idea di liquame putrido che mi circonda.

Il testo si apre con un’analisi di uno dei parti piu’ insulsi del nostro mondo-televisione: la trasmissione il grande fratello, nella sua versione d’oltre manica. La cosa mi ha colpito poiche’ poche ore prima di iniziare il libro, saltellando annoiato da un canale all’altro avevo captato questa frase estemporanea: il grande fratello di orwell, immagine utilizzata addirittura per dare il titolo al celebre reality. Nel 2008 il grande fratello non rappresenta piu’ l’idea di un controllo onniscente ed onnipresente, la minaccia di una societa’ totalitaria, un monito, un presagio, una profezia, o almeno un bel libro di Orwell. E’ semplicemente un reality. Inutile evocarlo come spauracchio. Il grande fratello e’ un immagine positiva, e’ un voyerismo un po’ pornografico, ma socialmente piu’ che accettabile. E’ una scuola di vita dove si imparano le regole della modernita’.
Bauman suggerisce un’interpretazione terribilmente angosciante: l’eliminazione nel reality e’ la mimesi precisa dei meccanismi di esclusione del nostro mondo. Nel reality non si viene esclusi perche’ si e’ piu’ poveri, meno capaci, ecc… Si esce perche’ il meccanismo prevede che ci sia un escluso a settimana, e l’ingranaggio e’ inarrestabile e dotato di una propria necessita’. Poi si troveranno delle ragioni per questa eliminazione, ma il dato fondamentale ed irrinunciabile e’ l’ineluttabilita’ dell’eslusione. Qualcuno deve uscire, punto e basta. Qualcuno deve stare ai margini: perche’ vi sia un dentro deve esistere un fuori. E tanto piu’ desideriamo che l’essere dentro abbia un valore, tanto piu’ e’ necessario che il fuori sia ampio ed il dentro piccolo.
Il nostro mondo spinge inevitabilmente ai margini, come se una forza centrifuga ammassasse tutta questa materia umana ai lati, al di fuori di chi sta nel centro e per questo percepisce meno la spinta.
Non e’ un bel mondo.

Ieri sera a Firenze un tribunale ha letto le condanne a 13 manifestanti per una carica sotto l’ambasciata USA avvenuta nel 1999. C’era la guerra in Kosovo allora, un governo di centro sinistra. Il filmanto della carica aveva fatto scalpore in tv, qualcuno forse si ricorda di averlo visto su Striscia la notizia. Era stata una carica a freddo con parecchi feriti tra i manifestanti, che sostanzialmente le hanno solo prese. Bah. Gli imputati sono stati tutti condannati a 7 per resistenza, secondo l’equazione tutta italiana per cui se vieni picchiato dalla polizia e’ perche’ hai opposto resistenza, quindi se vieni molto picchiato dalla polizia e’ perche’ hai opposto molta resistenza.
L’equazione si puo’ estendere: in italia non esiste il reato di tortura, se ti capita di venire chiuso in un posto, umiliato e picchiato come a Bolzaneto durante il g8 del 2001, significa che sei molto, molto scalmanato, e stai oppenendo tantissima resistenza.
Si tratta di un teorema direttamente derivabile dall’assioma splendidamente espresso da P.K. Dick nella raccolta di saggi “Se vi pare che questo mondo sia brutto”, che recita

La polizia e’ sempre buona e vince sempre. E quest’ultimo punto va tenuto ben presente: la polizia vince sempre. Che lezione edificante! Non bisogna mai combattere l’autorita’, e se anche lo si fa, si e’ destinati alla sconfitta.

La polizia, come la democrazia e come probabilmente molte altre cose che finiscono in ia, sono meccanismi a moto perpetuo infallibili, perche’ anche se sbagliano si correggono da soli. Tutti fanno qualche errore, ma l’assioma di cui sopra, implica che nella sostanza perfetta di cui sono intrisi si trovi anche il seme della correzione, quindi gli errori sono trascurabili, anzi desiderabili perche’ alimentano il dispositivo di autocorrezione. Tutta questa perfezione a servizio di tutti varra’ bene il sangue o la vita di qualche disadattato o no ?

Il significato di queste condanne e’ abbastanza chiaro: in citta’ bisogna stare zitti, chi ha parlato in passato, ha sette anni sul groppone e si e’ preso anche un sacco di botte. Con questi 7 anni gli si e’ fatto pagare anche tutto il rompimento di coglioni degli anni precedenti e dei prossimi futuri.
Eliminati, fuori dalla casa. Ed anche per quest’oggi la ruota ha girato.

Nei giorni scorsi Firenze ha avuto anche l’onore di ospitare il prestigioso convegno “L’ambientalismo del fare”, l’ambientalismo per chi non si perde in chiacchere e sa come va il mondo. Nel quale Veltroni in persona ha confermato che

1) per diminuire l’inquinamento dobbiamo usare di piu’ i treni e quindi finire l’alta velocita’

2) va bene la raccolta differenziata, ma comunque bisogna essere pragmatici e fare sti termovalorizzatori, non per bruciare le biomasse, ma per bruciare di tutto un po’, che il mondo e’ bello perche’ e’ vario, e i rifiuti non sono da meno

In un capitolo del libro di Bauman si delinea la tendenza dell’uomo moderno a pensare che sia possibile risolvere i problemi, dividendoli in sottoproblemi ed affrontadoli uno ad uno, cancellando
cosi’ l’idea dell’ineluttabilita’, dell’ingestibilita’ e la paura che ne consegue.
Prendiamo un problema irrisolvibile: la vita dell’uomo termina con la morte. Spezzettiamolo: oggi devo alzarmi ed andare a lavorare e sono vivo, domani anche e sono vivo, dopo domani c’e’ il week end e posso dormire fino a tardi, e sono vivo. E tutto questo fino all’ultimo giorno, nel quale effettivamente il problema fondamentale si ripropone, ed io non sapro’ cosa fare, pero’ per dio ho risolto giorno dopo giorno tutti gli altri problemi, puo’ essere uno solo a fare la differenza ? Evidentemente si’.
Prendiamo un altro problema, forse risolvibile, ma molto grosso: il nostro ecosistema e’ compromesso. Spezzettiamolo in sottoproblemi: da domani diminuisco i miei consumi di acqua, luce e gas, faccio la raccolta differenziata, e mi compro l’auto elettrica, anzi meglio vado in bici. Poi viene un tifone dovuto al riscaldamento globale e muoio sciacciato dalla mia bici. Ops. La nostra impostazione moderna ci porta a pensare di poter migliorare le situazioni. Di fronte a problemi che ci spiazzano, prefeririamo l’impegno in qualcosa che palesemente non e’ sufficiente o addirittura non c’entra nulla. Non riusciamo ad accettare l’incertezza come condizione esistenziale. Non e’ un caso che molti parlino ancora con fiducia di Progresso, con la P maiuscola, quando basta guardarsi intorno per capire che il nostro progresso attuale, quello con la p minuscola, consiste nella ricerca di sistemi per lenire i danni che il Progresso con la P maiuscola ha causato, nella speranza di potr abitare questo mondo, senza distruggerlo. Oggi va molto il Progresso ecosostenibile, quella cosa che dovrebbe curare il cancro dell’altro Progresso, quello che ancora illumina la nostra vita.
A casa ho una bici elettrica e faccio la raccolta differenziata, ma non credo nel Progresso con la P maiuscola e non penso neppure che con questo salvero’ il mondo dal disastro ecologico. Essenzialmente perche’ non credo di avere abbastanza stima nell’umanita’ per ritenere che dovrebbe salvarsi a tutti i costi. Anzi spesso sogno che un’onda anomala di liquame spazzi via tutto in un sol colpo. Pero’ non riesco a prendermi cosi’ tanto sul serio da augurarmelo davvero. Mi basterebbe un’ondina anche piccina per spazzare via tutta la bella gente ben pensante, gli adoratori del Progresso con la P maiuscola, della Giustizia con la G maiuscola, e di tutte le parole con le maiuscole che vi vengono in mente e poi pisciare sulle loro tombe. Ma non prendetemi sul serio: ieri sera a Firenze il clima era lugubre, ed io credo di essere metereopatico.

No Responses to “Questo mondo e' liquido come il piscio”

  1. ZioMimmo Says:

    Non sei meteoropatico, sei un Intollerante! :-D

  2. noame Says:

    va da per l’onda anomala……

  3. R* Says:

    I riferimenti dei libri citati sono

    Bauman Zygmunt, Paura liquida, Laterza 2008

    P.K. Dick, Se vi pare che questo mondo sia brutto, Feltrinelli 1999