Da A/I un abbraccio a Blackout

Qualcosa di significativo rischia di essere spazzato via.
Gli acari del fine secolo scorso credo abbiano diversi ricordi legati all’emittente radio Blackout di Torino. La prenderemo un po’ larga, ma il gusto di raccontare come i nonni davanti al focolare, e’ qualcosa a cui non riusciamo a resistere. Non sappiamo se tanti o pochi di voi ricordano zero bbs. Erano gli anni 90 ed era il tempo di cybernet, di internet si sentiva parlare poco. Zero bbs era una bbs torinese, per qualche tempo visse a stretto contatto con una radio autogestita, radio Blackout. Qualcuno di voi ricordera’ meglio forse un libro “Kriptonite“. Due autori del testo erano gli animatori di zero bbs, e altri ancora bazzicavano la redazione di radio Blackout nella prima sede di via Sant’anselmo. Se guardate tra le adesioni nel sito del primo hackmeeting a Firenze nel 98 troverete anche una radio, Blackout per l’appunto.

Per il mondo dell’underground digitale, l’emittente autogestita torinese ha rappresentato qualcosa. Ma Blackout e’ rimasta una realta’ viva in tutti questi anni, autogestita, autofinanziata, senza pubblicita’, animata da una redazione aperta. Per noi di Autistici/Inventati Blackout rappresenta un modello di libera informazione, qualcosa che percepiamo vicino, amico e che ci sentiamo di dover
difendere.
L’esperienza della radio in questi mesi viene messa a dura prova. Dopo aver affrontato due traslochi era approdata nelle sede di via cecchi, dalla quale pero’ il comune di Torino, sottomesso al rancore senile del sindaco Chiamparino, ha deciso di sfrattarla, senza neppure offrire qualcosa in cambio. La settimana scorsa ha subito inoltre una pesante perquisizione. Dal sito della radio potete leggere il loro comunicato.
E’ palese insomma la volonta’ di chiudere i conti con una realta’ scomoda, che invece rappresenta una ricchezza per la liberta’ di comunicazione. Qualcosa di troppo importante perche’ possa venir cancellato da una burocrazia vigliacca o manu militari da una repressione improvvisata, ma non per questo meno violenta. Ma se a spegnerci bastasse questo, ci sarebbero riusciti da tempo, evidentemente dentro di noi abbiamo gli anticorpi per resistere.

Da A/I un abbraccio a Blackout

One Response to “Da A/I un abbraccio a Blackout”

  1. Anonimo Says:

    Certo che mi ricordo, quando con una “botta di culo” qualcuno disse c’è una radio commerciale che vuole vendere ed ha la sede proprio sopra una storica libreria … Quante discussioni, io già non ero d’accordo, pensavo ad altre priorità, forse mi sbagliavo … Non tanto per la realizzazione di un emittente, ma con quei miei ex compagni dal quale ero già lontano. Mi sbagliavo perché altri individualità negli anni sopraggiunsero. Le zecche sono sparite ? non so, non ho mai partecipato a quelle noiose redazioni, ma di certo oggi blackout è quello che è: un reale mezzo di lotte!
    Uno strumento da difendere, ma ancor più il diritto di dar voce ai ribelli, e fino a quando ci saranno potremo fantasticare davanti al focolare della ribellione convinti che un altro mondo possibile. Saluti ribelli I.