Nello spazio siderale

L’altro giorno mi sono soffermato a leggere un articolo in un vecchio numero di Internazione sui programmi spaziali prossimi venturi. Dai progetti di nuovi allunaggi nei prossimi 10 anni, agli appelli di Hawking (il cosmologo inglese, molto noto e di solito ricordato da tutti perche’ affetto da sclerosi), per l’espansione dell’umanita’ nel cosmo. Un mese fa mi colpi’ inoltre la notizia rimbalzata anche sui quotidiani della scoperta di un sistema solare pare simile al nostro, ma piu’ piccino.

Tutto questo si e’ incastrato nella mia testa con una lettura di tutt’altro genere. In un libro di Bauman, la Societa’ sotto assedio, si fa riferimento ad un’opera di Kant(1) dal titolo lunghissimo e che non invoglia per nulla la lettura, Idea per una storia universale in un intento cosmopolitico. Io non provo molta simpatia per gli scritti di Kant a dire il vero, ma Bauman lo sa rendere interessante. Introduce il libro partendo da un’idea semplice, quanto folgorante, il mondo e’ tondo e prima o poi lo riempiremo tutto. E questo “poi” del tempo di Kant, sono gli anni che stiamo vivendo. Fino al secolo scorso esistevano territori piu’ o meno vergini in cui spedire disadattati, scontenti, per dargli una speranza, c’erano statue della presunta liberta’ pronte ad accogliere masse di infelici. Oggi il mondo e’ pieno e ci tocca di vivere gomito a gomito, questo riporta in auge il libro di Kant nel quale l’autore delinea un percorso che la Natura ha studiato per noi, un proprio progetto per dare vita ad un perfetto sistema di convivenza, percorso che prevede pero’ un lungo apprendistato fatto di fatica e dolore, perche’ l’uomo non e’ del tutto conforme al disegno della Natura e ci vuole tempo a plasmarlo. A me personalmente tutta questa cosa dell’intento della Natura e della fondazione ontologica della nostra societa’ in Kant, fin dal liceo, mi ha sempre convinto molto poco, pero’ e’ buffo pensare come ora che lo spazio sta finendo, ora che per forza di cose stiamo raggiungendo veramente l’esigenza di imparare a convivere oppure di eliminarci a vicenda per ridurre il numero e riconquistare lo spazio, ci sia chi teorizza l’espansione verso le stelle, come a voler rimandare ancora questo progetto che Kant dice la Natura abbia su di noi. Trovare nuovi territori vergini dove mandare i disperati, gli infelici, gli esclusi, ridargli la speranza e toglierseli dai coglioni, come si e’ sempre fatto. Dai cpt, dai campi profughi direttamente alla stelle, sarebbe un sogno per tutti i governi.

(1) Non avendo lo stomaco per approcciare il testo di kant, ma curioso di sapere piu’ nel dettaglio di cosa si trattasse, ho trovato in rete questi appunti http://bfp.sp.unipi.it/classici/ideekant.html

No Responses to “Nello spazio siderale”

  1. timendum Says:

    …c’è un enorme buco nero?

  2. konnroy Says:

    una nuova vita ti attende nelle colonie extramondo, l’occasione per ricominciare in un Eldorado di opportunità ed avventura..

  3. hs1 Says:

    ed anche:
    “Il servizio militare in territorio extra coloniale garantisce la Cittadinanza. Il Governo Federale vuolte te.”

  4. Cristoforo Prodan Says:

    Il disegno della natura è già chiaro da tempo: si chiama evoluzione. L’evoluzione in tutte le specie viventi procede per due stadi distinti: differenziazione e selezione naturale. Gli umani hanno tuttavia, attraverso la storia e la cultura, reso meno cruenta questa legge naturale traslandola sul piano sociale e politico. Il principio comunque sembra immutato. La pianificazione delle nascite in Cina ad esempio è una possibile, e criticabile, risposta al problema della sovrappopolazione.
    Il trasferimento su altri pianeti è destinato a rimanere fantascienza, ancora per parecchi secoli (se non millenni) a venire. Ammesso che sia oggettivamente praticaile e che la specie umana – comparsa su questo pianeta solo nell’ultimo milione di anni (contro una storia del pianeta di circa quattro miliardi e mezzo di anni) – non si sia estinta prima.
    La soluzione è dunque complessa e non è detto che porti a delle soluzioni pacifiche.
    Resta poi il problema, anche di fronte a soluzioni impossibili, della nostra presente responsabilità verso le generazioni future. Ma questa è un’altra storia…

  5. Alessandro Says:

    “Trovare nuovi territori vergini dove mandare i disperati, gli infelici, gli esclusi, ridargli la speranza e toglierseli dai coglioni, come si e’ sempre fatto. Dai cpt, dai campi profughi direttamente alla stelle, sarebbe un sogno per tutti i governi.”

    Non credo che lo scopo ultimo della fondazione di nuove colonie in terre inesplorate sia stato sempre e sia tuttora questo…ad esempio le colonie dell’antica Grecia servivano soprattutto ad evitare un eccessivo carico sulle risorse naturali del territorio ed è su questa strada che la proposta di colonizzazione di Marte va inserita.

    Il problema fondamentale è che una convivenza civile gomito a gomito è possibile solo se tutte le nazioni possono vantare una ricchezza interna
    non troppo dissimile e, vista in prospettiva futura, abbastanza stabile e duratura.
    Altrimenti gli stati cercherebbero di accaparrare risorse per il presente ed il fututro attraverso guerre di conquista, “colonizzazione” e assoggettamento economico degli altri stati piu deboli, com’è sempre stato dall’alba dei tempi.

    Quindi la base per ogni pacifica convivenza tra stati è un’economia sostenibile diffusa, altrimenti qualcuno dovrà finire su Marte,e se ci andrà volentieri bene, altrimenti ce lo manderanno a calci in c**o.

    A doverci andare non saranno gli
    emarginati, ma chi avrà avuto la sfiga di nascere vicino ad una sorgente di acqua o accanto ad una miniera o su di un giacimento di petrolio ecc…

  6. org Says:

    che poi, è il refrain di un sacco di libri di fantascienza da “gli orrori di omega” ( http://en.wikipedia.org/wiki/The_Status_Civilization ) di Sheckley ( http://it.wikipedia.org/wiki/Robert_Sheckley ) in poi.
    della serie “sceglierei il paradiso per il clima e l’inferno per la compagnia”.
    org