In interiore homine

Ma la cosa che piu’ di tutte mi esasperava era la proposizione: se a=b e b=c allora a=c, nonostante a per definizione fosse diversa da b, e non potesse percio’, essendo diversa, considerarsi uguale a b, e tanto meno a c! Sempre che si trattasse di un equivalenza, si affermava che a=a e b=b, e cosi’ via. E su questo potevo condiscendere, mentre a=b mi pareva una menzogna bell’e buona, un imbroglio. Analogamente mi parve un’enormita’ l’affermazione dell’insegnante che definiva le parallele, come rette incontrantesi all’infinito; mi sembrava uno stupido scherzo per ingannare i gonzi, e non potevo ne’ volevo averci nulla a che fare.

Carl Gustav Jung, ” Ricordi, sogni, riflessioni “, Fabbri editori, pp 55

Io credo che chi ha a che fare con i computer dovrebbe leggere jung.

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