Rambam arrestato dell'FBI alla Hope Conf. Una diversa versione dei fatti.

L’arresto da parte dei Feds di Steven Rambam, avvenuto durante la Hope conference appare come un’azzeccata mossa mediatica.
Certo e’ che sia un bene parlare di privacy, ma vogliamo aggiungere qualche dettaglio per aiutare a capire le origini di una storia apparentemente sorprendente.
Qui una diversa versione dei fatti, dal nostro “inviato” alla Hope Conference, Odo, number 1965.


Steve Rambam e’ un investigatore privato, che nella sua attivita’ ha spesso fatto uso di metodi anche non legali: e’ indagato per avere interferito con la polizia ed intimidito i testimoni di un processo su richiesta di una delle parti, spacciandosi come agente federale dopo averli trovati.

Questa sua attitudine, l’accesso ad archivi ed informazioni anche non pubbliche (a pagamento, per esempio), gli ha permesso di fondare la Pallorium, una agenzia investigativa specializzata in persone scomparse, casi di omicidio, reati
finanziari e truffe ad assicurazioni.

Nel frattempo, nella stessa giornata Rambam teneva una conferenza in un’altra zona dello stesso albergo, dimostrando ad una cerchia ristretta in maggiore dettaglio la sua attivita’. Erano presenti una ventina di partecipanti registrati tra cui Rick Dakan, che lo avrebbe autorizzato a frugare nei dati della sua vita a scopo dimostrativo. Il prodotto di qualche ora di ricerca, circa cinquecento pagine, sarebbe stato presentato ad Hope nella conferenza “niente da fare, la privacy e’ morta”

La dinamica dell’arresto, condotta con discrezione e passata quasi inosservata ai piu’, ha generato interesse vista l’improvvisa mancanza di un conferenziere ed e’ stata rapidamente resa pubblica.

Le notizie acquisite direttamente in loco sono poi state seguite da altre spesso contenenti inesattezze ed errori nell’interpretazione.
Le prime voci indicavano un contatto incidentale ad informazioni su un testimone sotto copertura dell’FBI, subito seguite dal riferimento al processo in corso per intimidazione ed essendosi presentato come un agente federale.

La mancanza di uno dei conferenzieri non ha creato problemi nella presentazione in cui si e’ parlato dei metodi usati dai detective nel loro lavoro di ricerca di persone scomparse.

Non ci sono notizie su Rambam, si presume che si trovi in stato di arresto. Gli organizzatori dell’Hope hanno prontamente contattato la famiglia e gli avvocati, e non sembravano granche’ turbati dalle circostanze come pure i partecipanti alla conferenza.

La notizia di un arresto ad una conferenza sulla sicurezza (evento consueto, per gli USA), in questo caso ha avuto localmente rilevanza minore, perche’ si e’ trattata di una azione indipendente dal tema trattato, avvenuta in precedenza e non certo un “hack”.
L’FBI ha sfruttato la visibilita’ dell’evento, e la stampa ha gonfiato il caso: avrebbe avuto molte possibilita’ di arrestarlo altrove, privatamente.

L’argomento della conferenza di Rambas, passato quasi inosservato, e’ l’esistenza di numerosi archivi, accessibili senza troppe difficolta’, che contengono informazioni personali (schedatura) delle quali non si ha notizia e tanto meno controllo, come ad esempio zabasearch ed intelius.

Tutto l’Hope Number Six era rivolto alla tematica del controllo con continui riferimenti al telefilm The Prisoner. Molti altri relatori hanno trattato tematiche piu’ critiche, come Jello Biafra con un intervento che ha entusiasmato i presenti, o BernieS e Phiber Optik che hanno esposto la loro drammatica esperienza.

Odo, number 1965.
Hope Conference, New york.

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