Meglio ammazzare con una divisa che sognare la rivoluzione

La Cassazione ha rigettato il ricorso dei quattro poliziotti (Paolo Forlani, Monica Segatto, Enzo Pontani e Luca Pollastri) che hanno ammazzato Federico Aldrovandi durante un “normale” controllo, confermando la condanna a 3 anni e 6 mesi. Poliziotti a tuttora in servizio, perché per loro a differenza dei comuni mortali vale la presunzione d’innocenza. Per loro e per tutti quelli che in qualche modo “gestiscono” o “esercitano” una qualche forma di compatibilità allo stato di cose presente e al potere. E’ inutile sottolineare la solidarietà nei confronti della famiglia di Federico, che non lo riavrà con questa sentenza, ma che quanto meno potrà affermare di non aver visto la verità calpestata in nome della ragione di stato.

Soffermiamoci però su altri dati di fatto: quattro persone in divisa hanno ammazzato un ragazzino innocente e sono stati condannati in via definitiva a tre anni (3) e sei mesi (6). Nei giorni e mesi scorsi sono arrivate le condanne per gli scontri del 15 ottobre: tre anni (3). Qualche anno fa una trentina di persone coinvolte in una barricata data alle fiamme (nessun ferito, qualche danno alle cose, ma poca roba) in mezzo a Corso Buenos Aires a Milano sono state condannate per devastazione e saccheggio a 4 anni e rotti di carcere (solo perché hanno fatto il rito abbreviato). E tra pochi giorni (un mesetto circa) 10 dei 25 imputati per i fatti del G8 di Genova rischiano una condanna a pene che variano tra i 10 e i 15 anni di carcere, accusati di aver messo a ferro e fuoco la città (se fosse vero gli faremmo comunque i complimenti perché in 10 è una
vera impresa!).

Rileggete bene e fermatevi a pensare per una volta, non scorrete queste righe come un sottotitolo di SKY TG 24 o come una cosa spiattellata sulla bacheca di Facebook o sulla timeline di Twitter. Dieci persone accusate di aver distrutto cose rischiano di dover passare 15 anni in carcere, quattro persone che hanno spento la vita di un ragazzo di poco più di 15 anni senza alcuna ragione sono state condannate a 3 e mezzo. Notate anche voi qualcosa che non va?

Non è una novità. Il modo in cui funziona la giustizia italiana (che ovviamente è uno strumento per difendere lo status quo) non può essere giusto. Ma quando è così distorto sembra volerci convincere che, alla fine, per la nostra società, è meglio ammazzare un ragazzino indossando una divisa che spaccare (dieci o cento non importa) vetrine sognando di fare la rivoluzione. Evidentemente nonostante i tanti proclami la vita per il mondo in cui viviamo vale molto meno di soldi e oggetti. Per questo un sistema di questo tipo merita di essere distrutto e tutti coloro che ci hanno provato meritano la nostra solidarietà.

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Maggiori info sul G8 di Genova:
Supportolegale.org
Processig8.org

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One Response to “Meglio ammazzare con una divisa che sognare la rivoluzione”

  1. Hendioke Says:

    Bisognerebbe avere qualche dato in più per comprendere meglio. Ad esempio:
    -i poliziotti che son stati condannati a 3 anni e mezzo che rito hanno usato?
    -l’omicidio che tipo di omicidio è stato premeditato (sono andati a cercarlo con l’idea di ucciderlo e hanno agito per ucciderlo) o (preterintenzionale, l’han trovato, pestato per fargli male ma senza volerlo uccidere, consci però che poteva rimanerci secco e c’è rimasto secco)
    -i ragazzi che rei di danneggiamento che rito hanno usato?
    -come mai è stata chiesta una pena così alta? C’è stato un processo civile affiancato?

    Insomma, può anche ben essere che trattasi di trattamento ideologico, i magistrati sono esseri umani e a volte agiscono come le banderuole (basta ricordare i tempi in cui erano schierati con gli operai e davanti alla FIAT si poteva fare picchetto coi nidi di mitragliatrice che massimo massimo una multa per aver ostruito la carreggiata ti beccavi, o manco quella) però senza dati più precisi è un po’ azzardato