Una domenica in val di susa

Sono passati 10 anni da genova e’ ancora si evoca il fantasma dei black block (d’ora in poi bb). Domenica in valle ho visto tantissime persone, migliaia, dai 16 agli anta anni partecipare attivamente all’assedio del fortino/cantiere della maddalena, salutarti cordiale e dirti grazie perche’ eri venuto fin li’. Passeggiando nelle frazioni intorno ad exilles ho visto una coppia di mezz’eta’ sorridere a dei ragazzi e dirgli “siete da ammirare”. Io ho pensato che siano loro da ammirare, perche’ la dignita’ nell’affrontare questa lotta da piu’ di quindici anni infonde coraggio a tutti. Ho avuto un leggero moto di commozione, perche’ quanto accaduto lassu’ domenica e’ stato qualcosa di emozionante. Un risveglio di coscienza, che da’ speranza.
I reparti schierati dall’inizio della settimana a difesa del fortino/cantiere sono percepiti come una forza di occupazione militare, e lo stato italiano come un desposta autoritario. Considerando che l’opposizione all’opera in valle e’ ben evidente e non nascosta da nessuno da piu’ di una decade, non saprei immaginarmi uno scenario diverso. Forse ci si dovrebbe interrogare su questo piuttosto che cercare di scovare i bb sotto i sassi della val di susa.

C’e’ un video molto interessante per capire lo stato d’animo e l’atmosfera che si respirava domenica

http://www.notav.info/news/evviva-i-black-bolck-guarda-video-reazione-popolare/

Nel filmato si parla di presa del cantiere, come di un fortino, perche’ e’ quello che e’. Ma a discuterne in questi termini non erano un manipolo di ninja, ma il corteo cosidetto istituzionale quando pensava che da ramat avessero sfondato alla maddalena e occupato il cantiere, e tutti applaudivano.

Chi era in valle domenica e non ha voluto vedere con gli occhi di quella microscopica, ma potente lobby che intende realizzare il tunnel a tutti i costi, del politico di professione o del giornalista mainstream, avra’ notato che moltissime persone si sono unite all’assedio, che gli assedianti erano migliaia e per questo si e’ resistito tutto il giorno nonostante i lacrimogeni, gli idranti e le ruspe. Migliaia di persone avevano il volto coperto, perche’ e’ difficile resistere a questo vezzo in un luogo nel quale stanno tirando migliaia di lacrimogeni. Ma c’e’ qualcosa che si sa e qualcosa che si dice. Tutti sanno che la valle domenica era piena di persone, circa settantamila, tutti sanno che la valle ha mille motivi per non volere la tav, tutti sanno che il tunnel non si fara’ senza schiacciare la popolazione valsusina. Lo sanno le istituzioni, lo sanno le forze dell’ordine, lo sanno le lobby economiche. Proprio per questo cio’ che si dice e’ ben diverso da cio’ che si sa: si dice che in valle siano giunti i bb, perche’ i valsusini sono dei poveri vaccari che da soli non sanno difendersi, eterodiretti dai centri sociali. E sul resto si tace, intanto in tre giorni entro mercoledi’ si tenta disperatamente di abbozzare un progetto che non c’e’ per convincere l’unione europea a farci l’elemosina.

Ha ragione Bersani quando dice che la tav non e’ piu’ una battaglia su un treno, ma una questione di democrazia. Soltanto che bisogna ribaltare i termini. Non sono i valsusini che devono farsi schiacciare perche’ la democrazia di bersani trionfi, ma il contrario. E’ l’italia del progresso inteso come grandi opere, cementificazione, privatizzazioni, l’italia tenuta in mano da una ristretta oligarchia politica e economica legata a doppio filo alla religione del soldo, che deve tramontare.
Se le cose avessero un senso la val di Susa verrebbe lasciata in pace, ma la vittoria della Val di Susa sarebbe il segnale di un cambiamento, che non si vuole far realizzare.

Se non ci fosse stato l’episodio di fukushima e il referendum del 13 giugno, noi oggi avremmo comprato progetti farlocchi per inesistenti generatori di quarta generazione e la parte pensante della nazione avrebbe dovuto tra qualche anno cercare di occupare i finti cantieri delle centrali nucleari cosi’ come oggi si prova a fare con quelli della tav in valle. Ma sull’alta velocita’ in valle non ci sara’ nessun referendum, soltanto la lotta di una popolazione testarda e coraggiosa.

Gli episodi che potrebbero aiutare le istituzioni a comprendere che forse sia il caso di abbozzare prima di arrivare all’assalto al parlamento come in grecia iniziano ad essere tanti, non so se da parte loro ci sia l’intelligenza politica di coglierli.

C’e’ poi una questione legata al concetto di tecnica e tecnologia. Di come e quando utilizzarle e perche’. Penso sia questa la parte piu’ interessante del caso val di susa per chi tenta di sviluppare un approccio critico a queste problematiche.
Io credo che una buona generalizzazione del problema val susa sia stata fatta dall’ex sindaco di torino in un suo articolo sulla stampa. In tre punti riassume il perche’ dell’operazione e dell’opera.
Primo il ruolo delle istituzioni: lo stato deve ribadire il rispetto delle regole. E’ interessante quanto suoni vuota questa affermazione. E’ come una scatola di cartone aperta da entrambi i lati. La guardi e in mezzo ci passa solo l’aria.
Secondo punto: i treni si fanno cosi’. Nel 2011 i treni sono questi, non c’e’ piu’ bisogno di scalare le montagne, le buchiamo. Questo e’ il classico ragionamento che genera fukushima: uso la tecnologia perche’ la possiedo, perche’ forse lo so fare, perche’ da qui a dopodomani mi sembra di poterne trarre un vantaggio e quindi lo faccio. Anche a sproposito.
Terzo e piu’ importate punto: “una sfida fra chi pensa che possa esistere un percorso di crescita sostenibile in Paesi di antica industrializzazione come l’Italia, e chi ritiene che l’unica strada sia, nei fatti, la decrescita ovvero la gestione del declino”. Non so se sostenibile e tav possano stare nella stessa frase e se abbia senso parlare di decrescita in questi termini, ma cmq e’ abbastanza per capire che la tav si fa per vincere una sfida ideologica, perche’ chi si oppone a volte viola delle regole, ma e’ povero e quindi deve perdere, perche’ si e’ detto che si faceva e perche’ i treni oggi bisogna farli cosi’. Non sono menzionati i soldi, ma perche’ non c’e’ ne bisogno.

Sono proprio forti le ragioni del si tav, e per questo che i sostenitori sono il gotha delle principali forze politiche e lobby economiche. Io credo che la realizzazione della tav in italia interessi a non piu’ di 2000 persone, che pero’ per deficenze del nostro sistema democratico possono fregiarsi di una posizione privilegiata e definire gli interessi strategici del paese. I risultati di questo modus operandi sono sotto gli occhi di tutti: l’italia degli ultimi 60 anni e’ il loro biglietto da visita. Se vi piace, allora vi meritate tutto quello che vi capita.

Vi rimando infine alla conferenza stampa indetta dal movimento notav, che e’ forse l’unica cosa interessante da ascoltare a riguardo.

http://www.notav.info/top/la-voce-ai-no-tav-tutta-la-conferenza-stampa

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