Una manciata di ricordi
Sul tema della memoria e del ricordo si giocano i nostri giorni a venire. Un po’ tutti rivendicano per sé qualcosa da non dimenticare, da sottrarre all’oblio. La parola oblio ricorre spessissimo nelle cronache d’italia. Ed in questa confusione di cose da ricordare si perde il senso del ricordo. Cosa significa ricordare genova 2001 per noi? Immagino che in qualche modo sia fare una scelta di campo precisa.
Le poche volte in cui si parla di memoria collettiva italiana si fa riferimento a un quadro ideologico misero, ma ben preciso: principalmente bisogna ricordarsi delle foibe e delle vittime del terrorismo. Questa è la base del humus ideologico di questi anni. Ideologia morbida, rarefatta e debole, perché così è nella corte della nostra penisola. Non vanno di moda le emozioni troppo forti, se non a base di cocaina. Secondariamente bisogna ricordare la resistenza, che però ha un po’ rotto le palle. E comunque non dimentichiamoci il contraltare delle foibe, per carità di dio.
Ci si dovrebbe ricordare che l’italia è una repubblica evolutasi dal fascismo attraverso un tranquillo processo di trasformazione attuato dagli alleati, che però sono stati gentili e hanno fatto partecipare anche noi, con la resistenza. L’episodio cardine comunque rimangono le foibe. Poi è filato tutto liscio per 30 anni circa, fino a quando una parte di italia è impazzita e ha deciso che voleva fare la rivoluzione dei matti e allora i pazzi fuori dai manicomi hanno iniziato a spararsi e sono morte tante persone, un po’ meno che per le foibe, ma sempre tante. Per fortuna ora sono 30 anni che va di nuovo tutto liscio, basta ricordare sempre le foibe e le vittime del terrorismo.
Ripensando a genova 2001 è difficile però rientrare in questo quadro, perché la memoria dipinge una tela dai colori e dalle forme diverse. E io ricordo la rabbia e la sofferenza, ma anche la gioia e il senso di stare facendo qualcosa per provare a cambiare lo schifo di questi 40 anni di niente a cui pallidi ricordi ci hanno condannato. Ricordo i motivi di una lotta, che non è terminata, né si è spenta in ciò che mi sta attorno. E così la memoria ha un senso, anche se fa male e stringe la bocca dello stomaco.
Non so se questa manciata di ricordi possa dirsi memoria, ma nel nostro quotidiano è difficile ricomporre i pezzi. Se la nostra memoria fosse più articolata forse anche i fili che ci legano sarebbero più forti e di conseguenza la nostra presa sul reale. Ma è molto difficile tracciare un percorso di ricordi comuni nel mondo degli specchi luminosi.