Genova con calma
Quando parlo del g8 di genova ormai me la prendo con calma, perche’ quei giorni sono stati come una sfregio in faccia, un segno d’odio ricambiato con il quale impari a convivere. A distanza di anni posso guardarlo allo specchio e analizzarlo e contorcermi e starci male di nuovo. Di un dolore tinto di amarezza, come in una poesia di pavese, in una campagna di terra
dura e rossa affogata nella nebbia. Un asfalto duro e rosso nutrito di sangue coperto dal fumo dei lacrimogeni. E’ tutto come allora, ma non c’e’ piu’ fretta, e’ un dolore lento, sordo e continuo.
Non e’ tanto l’assoluzione dei vertici della polizia, quanto l’intervento di sadismo microchirurgico di aumento delle pene per le 11 vittime sacrificali. Piccoli ritocchi di numeri, niente piu’. Chissa’ che sensazione offre, correggere uno 0 con un 5 nella matematica giudiziaria ? e passare da 10 a 15 ? o da 4 a 7 ? Un’inebriante vertigine di numeri.
Si puo’ leggerne un avvertimento, o forse peggio ancora e’ il meccanismo di un orologio a carica che interviene e sposta le lancette da un numero all’altro semplicemente perche’ puo’, perche’ e’ stato studiato per questo, perche’ quell’ingranaggio esiste. Si puo’ darne un interpretazione politica: i vertici della polizia non si toccano, mai, al limite si promuovono. Meglio
essere amici dell’uomo col fucile, perche’ su di esso si basa la pace nel mondo. L’elefante e’ debole, schiaccia la formica incosciente che va all’assalto. E infierisce perche’ tutti gli altri animali capiscano cosa accade a chi sfida l’elefante. Si puo’ leggere la loro forza e la nostra debolezza, o anche la debolezza di entrambi, perche’ infierire non e’ dimostrazione di forza, ma piuttosto espressione dell’isterica incertezza che ci circonda.
Tornando alle minuterie. Sicuramente si tratta di un orientamento comune della magistratura tutta, dal momento che si sprecano le denunce per devastazione e saccheggio, reato con il quale si va a punire spesso forme di violenza anche vagamente organizzata nei confronti delle cose. E che viene dispensata senza troppa distinzione di specie e colore.
Andrebbe analizzato la corrente giuridica che ha riportato in auge questo reato del dopoguerra e l’ha sostituito al “troppo blando” danneggiamento. Sarebbe interessante tracciare una storia giuridica dell’articolo da quando e’ stato utilizzato al corteo per la morte di Sole e Baleno a Torino fino ad oggi. Sarebbe interessante capire quante persone hanno subito questo tipo di condanna e in quanti e quali processi il pubblico ministero l’abbia utilizzata. Sicuramente e’ un reato contestato anche agli ultras, questo lo ricordo dalle cronache dei giornali.
Tutta la gestione del processo andrebbe analizzata. La scelta ad esempio di scremare sempre di piu’ gli imputati fino ad arrivare a 11. Non un processo con centinaia di imputati che forse avrebbe sollevato troppa polvere, ma una rappresentazione per pochi intimi, dove 11 persone sono accusate di quello che di fatto viene dipinto come uno scenario di guerra, una battaglia campale. E pagano per avervi preso parte, o anche solo per essere state presenti. Quindici anni di carcere per aver visto morire una persona davanti agli occhi, come se di per se’ non fosse abbastanza.
La strategia di ridurre il tutto a una faccenda tra pochi andrebbe ben compresa, perche’ io credo sia la nostra piu’ grande sconfitta. Non mi impressionano le non condanne alla polizia, ma mi colpisce che delle centinaia di migliaia di persone per le strade di genova sia rimasto cosi’ poco, come sia stato facile lavarsene le mani. Non solo questi undici rischiano di pagare per tutti, ma anche per colpa di tutti. E se in fondo undici non son poi cosi’ tanti, e non possiamo salvarci tutti, e qualcuno dovra’ pur abitare il purgatorio dei partecipanti a Genova 2001, allora abbiamo meritato questo nostro ruolo di perdenti e sconfitti, perche’ comunque a partire da noi nessun altro mondo sarebbe stato possibile.
Ottobre 28th, 2009 at 4:32 pm
bello il post, complimenti