L'hackmeeting di un autistico

I dieci anni di orgoglio nerd si sono celebrati. Hackit07 si é conlcuso dimostrando di essere ancora un momento molto ricco ed importante per la comunità hacker italiana. La formula a base di condivisione, autogestione e caos ancora funziona, entusiasma e diverte.

Il Rebeldia è un bello spazio, sia fisico che umano. Nella sala concerti è allestito il lanspace, tavoli, pache, un bar, schermo proiezioni ed impianto che da giovedì pomeriggio si popola, senza tregua, di hacker di ogni genere con laptop, schede, switch, cavi, router, tastiere, dischi e cyberfigate varie, fra cui le freebox di oziosi e il barile del bugslab che sfornano musica creative common.

All’ingresso c’é l’area per i banchetti con le autoproduzioni e i libri di autistici, freaknet, teknusi, ippolita, indivia, eleuthera, e sicuramente altri che dimentico.

La gente continua ad arrivare, c’é chi si piazza direttamente in lanspace, chi al bar altri si fermano a salutare vecchi e nuovi amici, vedendo finalmente facce fino ad ora solo lette. Le relazioni umane restano indispensabili per godere al meglio dell’interazione virtuosa di tanti freaks nello stesso posto. Per questo è irrinunciabile la scelta di utilizzare un dhcp umano.
Gli stranieri ci strippano, alcuni non capiscono, ma la risposta è semplice: per andare in rete all’hackmeeting non basta usare dhclient, nemmeno essere un mostro dell’hacking, devi alzarti e parlare con qualcuno!

Ovunque gruppetti chiacchierano e giocano condividendo le proprie competenze e la propria curiosità, dal lockpiking per le masse ai deliri noise di peppo lasagna e tonylight con arduino; dalle mesh network alla programmazione assembler. Altri tramano per dare alla stampa un favoloso scoop sul virus hoax birmano.

Tutto questo non stop, giorno e notte, con alterni picchi di attività e collasso per tutta la durata del meeting.

I seminari cominciano venerdì mattina e ce n’é per tutti.

Io mi sparo abuso di php di lesion, non perché mi piaccia il php, ma perchè mi piace lesion, e imparo un botto di cosette che posso riciclare; poi open wrt dove scopro con gusto ninux.org, un network wireless romano con uno spiccato approccio sociale.

In serata, con baku, seguo fallimenti promettenti dove il buon vecna condivide con il popolo i suoi progetti incompiuti frutto di deliri paranoici: istruttivo e divertente.

Arriva sera e il lanspace continua freneticamente la sua danza. Fra alcol canne e coding c’é chi gioca con videogames, chi ancora arpspooffa il mondo, chi condivide terabytes di dati, altri, semplicemente, dormono sbavando sulla tastiera.

E’ notte fonda e sullo schermo impazzano i video streammati con sucast: la script application di web-streaming codata nel pomeriggio dai freaks del freaknet durante una pausa relax post netsukuku.

Notte nella palestra di arrampicata del rebeldia e arrivano il sabato e gli eventi più succulenti.

Comincia hack the bread, il seminario sul pane, a ribadire che l’hacking non è solo computer e che hacker è, prima di tutto, chi vuole gestire se stesso e la propria vita sbattendosi per farlo. A seguire il fuoriprogramma di liw sull’attuale legislazione a proposito dei reati informatici, poi il fichissimo seminario show di mayhem sul voip.

Altro must è stato il workshop di circuit bending e micromusic, un divertente esperimento di distopie elettroniche, pezzi 8bit a botte di nanoloop su gameboy e melodie di giocattoli riciclati. Affascinante.

Nell’agenda del pomeriggio anche Medosch, Goldstein e Maghun.
Il primo melo son perso traviato all’alcolismo da void e dagli incontri inaspettati.

Discorso a parte merita invece l’intervento di Andy Müller-Maghun.
Andy non è solo uno dei fondatori del Chaos Computer Club ma anche un user-elected representative dell’ICANN, ha spesso a che fare con le alte sfere e le istituzioni internazionali e possiede un privilegiato punto di vista sulle macropolitiche della rete, privilegiato ed incazzato.

Incazzato per la situazione tedesca, con la sua nuova assurda legislazione informatica, ma soprattutto perchè stiamo assistendo ad un uso indiscriminanto delle tecnologie di controllo e di profilazione, da parte dei governi e delle corporations che non possono che prefigurare cupi scenari, di tecnocontrollo e precrimine.

Non si è liberi semplicemente perchè qualcuno te lo ha detto. Bisogna poter agire in libertà; senza le preoccupazione di essere etichettato socialmente per una propria preferenza, interesse o pensiero. Per questo tutti devono potersi esprimere ed imparare liberamente. Le informazioni e il know-how tecnologico devono essere di tutti.

Andy è serissimo. I tempi sono grigi; in situazione di crisi i governi potrebbero spegnere internet in qualsiasi momento. È necessario che la comunità hacker internazionale inizi a dotarsi di infrastrutture autogestite ed indipendenti. Perché i server tor non crescono come funghi? Dove sono i nostri satelliti? Le nostre reti wireless?
Per quanto ci si giri attorno, l’hacking è prima di tutto un atto politico.

A seguire Emmanuel Goldstein, fondatore di 2600, regala un viaggio nerd nella storia dell’hacking, dagli anni ottantanta col pdp10 e le blue box fino al DeCSS e il post undici settembre. Alla fine anche lui ribadisce la necessità di dotarsi di forme indipendenti di informazione e condivisione.

In nottata baku concede sublimi ore di coding illustrando le glib; è notte fonda ma la platea è numerosa e sembra goderne fisicamente. Grazie baku.

In giro le chiacchiere, fra uno spino e una birra, non si sono mai fermate. Si parla di tutto dall’intramontabile come fare un’antenna wifi con le lattine di birra ad argomenti molto più succosi come l’algebra dei numeri primi o la diatriba hacker vs cracker.

Basta con questa mania di dire che i craker sono brutti e puzzoni.
Chi, non ha mai goduto di un programma cracckato? Un dvd? Quanta gente c’é in giro che deve ringraziare le nottate insonni di un craker pazzo per aver avuto la possibilità di imparare da autodidatatta un qualche costosissimo software commerciale?

Ci sarebbe ancora un sacco da raccontare, sicuramente di zod che, nel cuore della notte, è nel parcheggio in auto a giocare a carmageddon col portatile, oppure dello spiff hack autistico in versione six papers, del mercato del pesce delle tshirt, degli esperimenti con la macchinetta di scientology o quelli di pinna con OpenSim.

A conclusione la solita plenaria che lascia sempre il tempo che trova, ma quest’anno forse più di altri è stato un tempo particolarmente ricco.

Un grazie speciale a tutta la ciurma del Rebeldia per l’ospitalità e l’ottima cucina.

A presto.

No Responses to “L'hackmeeting di un autistico”

  1. latex_power Says:

    ti ricordi mica il nome del documentario di cui ha parlato Goldstein??

  2. R* Says:

    intendi questo?
    freedomdowntime
    è un documnetario diretto da Goldstein sul movimento “Free Kevin”
    altri produzioni in cui è coinvolto le trovi qui.

  3. fastidio Says:

    esatto. grazie. per chi interessasse il torrent: http://www.mininova.org/get/220909