Se dimentichi a casa il cellulare, sei sospettato di terrorismo!
L’articolo 129a del codice penale tedesco è l’analogo del 270 bis e seguenti del codice italiano: leggi pensate per fare fronte all’incapacità da parte dello stato di incriminare movimenti e nuove forme di organizzazione politica e militante, e per creare ad hoc le necessarie emergenze che tengano a galla la sensazione diffusa di paura e la conseguente abiura delle proprie libertà fondamentali in cambio di una aleatoria sicurezza. Questi articoli in sostanza consento ai giudici di sviluppare inchieste (spesso sobbillati dalle solerti forze dell’ordine) senza lo straccio di una prova, di usare con molta libertà e leggerezza misure preventive estremamente aggressive, con il risultato netto finale di una bellissima prima pagina di giornale comodissima per tutti tranne che per quelli che ci si ritrovano infilati in mezzo.
Il recente caso tedesco è emblematico del senso dell’articolo 129a: 3 persone sono state arrestate con l’accusa di partecipazione ad un gruppo terroristico la cui attività consisterebbe nell’incendio di alcuni veicoli dell’esercito senza alcun danno alle persone. Anche se fossero colpevoli in uno stato di diritto verrebbero imputati di incendio doloso e danneggiamento. Invece no: articolo 129a, carcere preventivo e isolamento 23 ore al giorno, senza possibilità di incontrare il proprio avvocato se non una volta alla settimana e sotto il controllo delle forze dell’ordine. Qualcuno dovrebbe spiegarci cosa c’è di “democratico” e di “moderno” in questo trattamento settecentesco. Ma non finisce qui.
Altre quattro persone vengono arrestate in quanto “teste” dell’organizzazione: si tratta di sociologi e ricercatori, considerati leader di questo fantomatico gruppo perché colti a usare parole come “gentrification”, “precarizzazione”, “marxismo-leninismo” nei propri articoli, e perché in quanto aventi la possibilità di accedere a biblioteche in grado di dotarsi degli strumenti per scrivere i volantini del gruppo. Il trait d’union tra i due gruppi di arrestati sarebbero due incontri avvenuti in un pub tra alcuni dei primi arrestati e Andrej H., uno dei ricercatori, sospetti in quanto avvenuti senza il proprio telefono cellulare. Quindi, occhio per tutti: non dimenticatevi mai il cellulare, sarete sospettati di terrorismo!
Un riassunto della vicenda spiega più in dettaglio alcuni passaggi: al momento le tre persone arrestate per prime sono ancora in carcere, tre dei ricercatori non avevano avuto misure preventive cautelari, mentre Andrej H. è stato in carcere per un mese in condizioni di isolamento estremo, prima di essere liberato. Mercoledì 24 ottobre si attendeva la decisione di un giudice federale circa l’appello del procuratore per ripristinare lo stato detentivo di Andrej. Il giudice avrebbe dovuto sostanzialmente anche decidere se la definizione di terrorismo usata nell’inchiesta al fine di contestare il 129a fosse consistente con le direttive europee in termini di definizione dell’attività terroristica.
Purtroppo, il giudice ha deciso di non pronunciarsi nel merito, ma solo di confermare l’annullamento del mandato di arresto per Andrej: una bella notizia, ma che lascia in sospeso una questione fondamentale per smontare il dispositivo giuridico-repressivo che sta dominando le civiltà occidentali dagli anni settanta in poi. Il giorno che riusciremo a distruggere l’uso strumentale della parola terrorismo e il conseguente uso di tutta una serie di leggi ad hoc che hanno minato le fondamenta delle nostre libertà fondamentali, sarà un giorno da festeggiare in grande stile. Ma è un giorno di cui chi governa ha una paura fottuta.
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