Toccata e fuga sulla privacy

In questi giorni la questione privacy e’ tornata alla ribalta in parlamento. Se la sono fatta e rigirata tutta tra di loro. Il signor Giaretta, senatore ulivista presenta un emendamento alla legislazione esistente teso a semplificare le procedure burocratiche che le imprese devono accollarsi per gestire i dati dei dipendenti, eliminandole. L’annullamento e’ un buon sistema di semplificazione.
Dalla panchina si alza la voce di Rodota’, alla quale fa eco il giorno dopo quella del garante della privacy in carica, Pizzetti. Il senatore fa marcia indietro ritirando l’emendamento e rimediando una figuraccia.

Si potrebbe dire “beh meno male, che tra garante ed ex-garante qualcosa se ne cava”, ma la questione merita una riflessione in piu’. Mister Giaretta non dice il falso quando parla di burocrazia, perche’ la tutela della privacy si traduce proprio in questo. La privacy e’ quella cosa per cui se non scazzi a mettere la crocetta nel posto giusto forse non ti arrivano a casa gli opuscoli pubblicitari della tua banca. Gli emendamenti proposti mettono in luce un fatto semplicissimo: la tutela della privacy e’ percepita soltanto come inutile burocrazia. C’e’ chi ne vuole di piu’ e chi ne vuole di meno. La riservatezza e’ qualcosa che abbiamo perso per sempre nel momento stesso in cui ci siamo posti il problema della sua tutela, come effetto collaterale della societa’ che abbiamo costruito. Non c’e’ soluzione al problema. Da questo punto di vista siamo nel piu’ completo no future. E non perche’ ci sia il grande fratello a spiarci. Il 1984 affonda le proprie radici in un universo monolitico, un solo dio perfetto e terribile controlla le nostre azioni. E’ un mondo manicheo, nel quale e’ chiaro dove stia il bene e dove il male. Noi invece siamo nell’antica grecia, ed un olimpo di divinita’ antropomorfe, litigiose e piene di difetti, tentano con scarso successo di mandare avanti un ingranaggio complesso, che si inceppa di continuo. Abbiamo moderne democrazie, multinazionali, poteri locali e globali, religiosi, militari, civili, mass mediatici, e via cosi’. Mille soggetti che si alleano, litigano, sopratutto mentono di continuo, di sicuro, anche se nel nostro olimpo non c’e’ verita’, e neppure menzogna. La barca fa acqua da tutte le parti, e se il giochino non comportasse continui sacrifici umani, sarebbe anche antropologicamente molto interessante e divertente. Il nostro mondo e’ un luogo di profonda ingiustizia e di arbitrio. Tutto puo’ accadere, e sicuramente non c’e’ il signor Grande Fratello che tira le fila di tutto e ci controlla tutti.
Magari, fosse cosi’ semplice. Il mondo e’ gremito di soggetti in lotta per il potere, ognuno porta acqua al proprio mulino e la ruba da quello degli altri. Vonnegut (rip), un autore che mi piace tantissimo, in Galapagos, scriveva: “In questa era di grossi cervelli, tutto cio’ che puo’ essere fatto sara’ fatto. Cercate quindi di scansarvi in tempo”. In questo mondo dove tutto cio’ che puo’ accadere, probabilmente accadra’, anche il Grande Fratello si sarebbe sentito estremamente inadeguato, assolutamente non all’altezza della situazione, e probabilmente avrebbe avuto paura, un po’ come tutti noi.
In questo scenario, cosa me ne faccio di una crocetta qui e una la’ ? di un armadietto chiuso per tenerci dentro i miei dati personali ? Certo meglio che gli emendamenti non siano passati, ma alla fine avrebbe fatto una grossa differenza ? Possiamo affidare sfere della nostra liberta’ ad un garante, ad un po’ di burocrazia ?
E’ poco, drammaticamente troppo poco. La riservatezza, cosi’ come tutti i problemi connessi alle liberta’ individuali e collettive non si possono affrontare in questi termini, perche’ sono interdipendenti l’uno dall’altro.
La riservatezza e’ solo parte di un discorso piu’ ampio sul controllo, sull’economia, sulla forma che il nostro mondo assume. Questo cambia le carte in tavola e pone la questione in maniera diversa: il problema centrale diviene il rapporto tra il singolo e la marea di organismi in qualche modo opprimenti che popolano la nostra tragicamente buffa societa’.
In questo senso piuttosto che inseguire una giustizia di carta e cavilli, e’ molto piu’ importante mantenere aperti spazi di liberta’, luoghi dentro e fuori la rete nei quali le persone possano respirare un’aria diversa, scegliendo da soli le regole, sperimentando forme di organizzazione che non possono trovare posto dentro un parlamento, o in un’organigramma aziendale. E su questo che ci giochiamo la nostra riservatezza, e molto molto altro.

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