I mercanti dello spazio

In vacanza sulla disgraziata costa ligure, ripassata dal vento, con la sabbia che ti finisce negli occhi, un canale di scarico da un lato ed il porto di sanremo dall’altro, non rimane che un rifugio: le bancherelle di libri. In uno di questi ho trovato per caso in offerta diversi numeri di “Urania collezione”, le ristampe dei romanzi di Urania con nuove copertine. Le mie voglie si sono concentrate su un libro di F.Pohl e C.M.Kornbluth dal titolo “I mercanti dello spazio”. Ad attrarmi e’ stata la firma Fruttero e Lucentini (rip) nell’introduzione. Si tratta di un libro del filone sociologico della fantascienza americana degli anni ’40, costruito intorno ad un’idea semplice, quanto azzeccata: le multinazionali dominano il mondo, la pubblicita’ e’ il loro linguaggio, scatenano legittime guerre commerciali in un mondo sovrappopolato, dove le risorse scarseggiano.

“Gus avrebbe potuto conquistarsi un posto nel mondo, comprando, lavorando, guadagnando, spendendo, aumentanto le sue necessita’, crescendo figli che sarebbero diventati a loro volta buoni consumatori”

Tutto il libro si concentra sulla figura dei consumatori e dei pubblicitari. Quest’ultimi sanno parlare ai primi, che vivono vite dissociate tra lavori di manodopera e bisogni creati ad hoc. Il consumatore e’ il terreno di scontro tra le due grosse multinazionali Starzelius e Tatuon.

In clandestinita’ si muove un gruppo di ribelli organizzati gli “Indietristi”, che propugna una sorta di “decrescita” ante litteram.

A conclusione del volume una postfazione di un direttore di un’agenzia pubblicitaria si preoccupa di attualizzare la trattazione alla luce dello scenario odierno. Mette in luce come oggi non ci sia un unico modello di consumatore da plasmare, ma piuttosto il target pubblicitario si concentri intorno a delle precise community, con interessi ben delineati. Piazza infine una decina di righe autoassolutorie nel quale specifica che oggi il pubblicitario tenta di divertire piuttosto che di plagiare, e che e’ il consumatore a dominare la partita, non il contrario.

Quest’ultima parte pero’ non e’ punto convicente. All’interno dell’industria discografica ad esempio si creano continuamente mostri ad hoc, costruiti per piacere ad un certo pubblico, che impongono stili, mode, che arrangiano i propri pezzi per essere orecchiabili, secondo stilemi ben precisi. E questo rapporto ha una dinamica studiata a tavolino. Il fatto che questi meccanismi siano rivolti soltanto verso una comunita’ e non verso il consumatore come modello astratto e totalizzante, non basta ad assolvere il creativo della pubblicita’.

La figura del consumatore esiste e se anche molto meno remissiva, docile ed indifesa di quanto descritto nel libro, non e’ meno alienata e schizoide. Per comprarsi il nuovo ipod, la gente e’ stata in coda per giorni, con l’esercito a fianco e ha fatto pure a botte.

Si dira’ che la apple non fa nulla per innescare questi meccanismi. Ammesso che sia vero, e’ quasi peggio pero’, perche’ allora il problema e’ necessariamente sistemico e riflette un mondo pieno di frustrazioni e desideri, che si sfogano sugli oggetti da acquistare.

Penso che prima di tirare un sospiro di sollievo e dire “noi non siamo cosi’”, sarebbe il caso di partecipare ad uno di quei corsi motivazionali, che tiene ad esempio la fiat in alberghi di montecarlo per i propri commerciali, nei quali gente lampadata e sudaticcia urla a squarciagola “Noi valiamo, oggi venderemo piu’ di ieri e domani ancora di piu’, perche’ noi valiamo”. Dove per generare un sano trauma a scopo educativo, chi ha venduto meno degli altri viene indicato ed additato da tutti, e per lo stress si riempie di bolle e fuma quaranta sigarette al giorno.

Il filone sociologico di quegli anni, era influenzato da un mondo diviso in schieramenti fortemente totalizzanti, coglieva alcuni aspetti della realta’ e li proiettava nel futuro, mettendone in evidenza le conseguenze, ed il post. In questo libro si delinea uno scenario in cui il consumismo domina, e l’economia di mercato e’ radice sulla quale si plasmano la legge e la morale. Detto cosi’ non sembra troppo lontano dalle tendenze degli scenari attuali.

No Responses to “I mercanti dello spazio”

  1. alexp Says:

    Sul tema consiglio la lettura di Lire 26.900 di Frédéric Beigbeder

  2. berja Says:

    F.Pohl e C.M.Kornbluth furono due GRANDIOSI autori di fantascienza che approfittarono della nicchia della letteraturatura “di genere” per lanciare una larga serie di messaggi veramente sovversivi.
    ogni loro romanzo e’ un capolavoro, soprattutto se visto nell’ottica oppressiva del maccartismo.

  3. coma Says:

    Esiste anche un seguito sempre scritto dagli stessi autori. “Gli antimercanti dello spazio”.
    In questo seguito si parla di venere, l’unica colonia ad essersi ribellata al consumismo sfrenato della terra. Roccaforte dei ribelli e dell’anti-pubblicità.
    Ma se non ricordo male la loro visione di fondo non cambia …