Telecom confidential
La vicenda telecom sembra paraletteratura, una trama da noir poco raffinato, popolato di personaggi di quart’ordine e con tanto di suicidio dal cavalcavia.
C’e’ tutto: le spie, le corporations, gli hacker, gli investigatori privati, i servizi segreti, i giornalisti trafficoni.
E’ una storia piena di spunti, di trame, che evidenzia bene il potere di chi gestisce le infrastrutture di comunicazione e i conflitti intestini che genera. Dalla privatizzazione in poi la Telecom e’ una sorta di cartina di tornasole sulle vicende italiane. Se guardi lei capisci quanto fa schifo tutto il resto. E’ significativo come in questi ultimi mesi siano cambiati i vertici della sicurezza telecom con la chiusura della struttura messa in piedi da Tavaroli, e diametralmente siano cambiati i vertici dei servizi, travolti da scandali e lotte di potere.La riforma dei servizi in realta’ e’ quasi un must di ogni governo: tutti vogliono poter nominare i vertici dei servizi segreti, tutti vogliono partecipare alla corsa elettorale e ballare la quadriglia.
Ad oggi, oltre alla questione della proprieta’, rimangono in piedi credo 4 filoni di incheste sulla telecom: lo spionaggio attuato ai danni di dipendenti ed attivisti sindacali, quello ai danni dei diretti concorrenti, la questione dei rapporti con il sismi e con il capo della Cia in Italia. I primi due sono inquietanti, e gravissimi, anche se credo all’ordine del giorno in qualsiasi altra azienda di medie dimensioni. Con questo non intendo giustificare la Telecom, semplicemente invitarvi alla diffidenza verso il proprio datore di lavoro.
Gli ultimi due sono cosa piu’ complessa: sulla vicenda Abu Omar aleggia il segreto di Stato e sulla questione dei rapporti tra Spinelli e Tavaroli essendoci di mezzo appunto la Cia, non ci si puo’ aspettare molto: magari tra 30 o 40 anni per dare un contentino a qualche storico puntiglioso. D’altra parte la real politik impone senso pratico, al giorno d’oggi dove vai senza i servizi segreti ? Sun Tsu e’ di gran moda in questi anni di guerre sommerse, lo leggono tutti, sopratutto i manager.
Personalmente non mi sento piu’ tranquillo, quando leggo che la struttura messa in piedi da Tavaroli e’ stata smantellata ed al suo posto c’e’ una divisione “Risorse umane, organizzazione e sicurezza”. Cosa dovrebbe tranquillizzarmi: il nome ? Il fatto che giurino, croce sul cuore, che non spieranno nessuno, se non su ordine della magistratura ? O il fatto che i cattivi sono tutti in carcere ? Ma i cattivi della vicenda sono ex funzionari di polizia, uomini dello stato, imprenditori rampanti: mi sembra che ne rimangano ancora diversi in circolazione per poter tirare un sospiro di sollievo. Sara’ perche’ a noi di autistici due anni fa la santa magistratura ha aperto un server senza dirci nulla, sara’ perche’ sono mal pensante, ma non capisco perche’ l’aggiunta di un meccanismo burocratico, di qualche firma in piu’ da ottenere, dovrebbe tranquillizzare tutti. Su nessun giornale sono riuscito a trovare dei dettagli su come e’ organizzata ora la sezione sicurezza – intercettazione e compagnia bella alla Telecom. In un momento di cosi’ grande incertezza, in cui non si capisce neanche di chi sara’ questo mostro dalle mille orecchie, perche’ dovremmo restare tranquilli ? Nella nostra societa’ che vive di informazioni, le infrastrutture tecniche di comunicazione, i doppini telefonici, le centraline di commutazione sono un nodo di potere, e neppure piccolo. Dal mio punto di vista una soluzione sensata al problema passa necessarimente dall’appiattimento di questo potere: decentrandolo, spezzandolo ed autogestendolo a partire dal basso. Tutte cose che non riesco neppure ad immaginare, se non come concetti vaghi ed imprecisi nell’Italia di oggi. Per questo credo che l’unico atteggiamento condivisibile di un individuo nei confronti dell’istituzione politica o economica che incentra su di se’ questo potere, sia di nuovo la diffidenza, unita ad una buona dose di cinismo e di sarcasmo, ed una punta di disprezzo, sempre utili alla salvaguardia della propria salute mentale.
Ultima nota, ma alla quale tengo molto. La vicenda telecom ha riportato in auge la figura dell’hacker come il ninja delle strutture informative, il ragazzino prodigio che lavora per le multinazionali. Personalmente sono perplesso da questo connubio hacker – sicurezza informatica, e dalla disinvoltura con cui la tematica viene affrontata. Non per una questione di legalita’, non mi riescie di calarmi in un’ottica legalitaria. Non e’ la violazione della legge che mi infastidisce, quanto il pensiero che chi si avvicina ai mezzi di comunicazione con l’attitudine e la curiosita’ dell’acaro trovi di fronte a se’, come sano sbocco verso il mondo del lavoro, la prospettiva di professionalizzare il proprio interesse, destrutturarlo, decontestualizzarlo, spogliarlo di ogni valenza sociale e politica, ridurlo a mera abilita’ tecnica da vendere al miglior offerente. Sono ingenuo probabilmente, ma mi rimane una sensazione di fastidio per qualcosa di interessante, che finisce per essere annichilito e recuperato per mantenere un sistema che e’ l’esatto contrario di quello da cui si era partiti: “saper smontare tutto per poterlo rimontare come ci piace”, non e’ uguale a “saper smontare tutto per fare in modo che tutto rimanga cosi’ com’e'”.
Aprile 18th, 2007 at 7:55 pm
fatti non fummo per esser capiti
Salut!
Aprile 19th, 2007 at 12:38 pm
“saper smontare tutto per poterlo rimontare come ci piace”, non e’ uguale a “saper smontare tutto per fare in modo che tutto rimanga cosi’ com’e’”
quanta saggezza in queste parole