In bella sostanza è morto Baudrillard

Ci abbiamo messo un po’ ad accorgecene. Non occupava le prime pagine dei giornali italiani, e comunque raramente li leggiamo. Per essere dei prodotti di scarto della societa’ dell’informazione siamo molto lenti nell’acquisire le notizie. Probabilmente troppo pigri o troppo confusi nel grande supermercato della comunicazione.

A nostra discolpa potremmo solo dire che era una notizia di nicchia, poco interessante per chi ha scritto la velina dell’ansa e gli articoli per i giornali.Nella versione on line della pagina culturale della Stampa (quotidiano anche noto ai torinesi come la busiarda) sono riportate le seguenti frasi:

Baudrillard è stato un critico e teorico della postmodernità, ed è stato spesso accostato a Gilbert Durand, Edgar Morin e Michel Maffesoli. E stato pure vicino a Roland Barthes, e ha subito l’influenza di Marshall McLuhan. Fu uno dei fondatori della rivista “Utopie” (1967/1980), insegnante all`università di Parigi X Nanterre e direttore scientifico all`università di Parigi IX Dauphine (1986/1990). La sua filosofia, fondata sulla critica del pensiero scientifico tradizionale e sul concetto di virtualità del mondo apparente, l`ha portato a diventare satrapo del Collegio dei patafisici nel 2001.

Fedele copia/incolla da http://it.wikipedia.org/wiki/Jean_Baudrillard

A meno che il curatore dell’articolo per la Stampa non abbia anche contribuito alla stesura delle medesime su wikipedia (fatto di cui ci permettiamo di dubitare) non ci sembra faccia onore alla pagina culturale in rete di un testata nazionale, un articoletto di 40 righe di cui meta’ sono copiate dalla velina dell’ansa e l’altra meta’ da wikipedia.

In bella sostanza e’ morto Jean Baudrillard.

La biografia scarna riportata sopra e’ molto criptica e rende poca giustizia al personaggio.

Baudrillard era un pensatore interessante, relegato spesso al ruolo di genietto eccentrico, narratore dallo stile incomprensibile ed oscuro, o star del pensiero postmoderno e della patafisica.

Qualcuno di voi lettori di cavallette forse ricorda il suo nome, perche’ e’ buffamente citato tra le principali influenze culturali dei registi di Matrix, che addirittura pare abbiano imposto agli attori la lettura di “Simulacres et simulation”. A lui il film pero’ non piaceva, e neppure l’idea di averlo in qualche modo ispirato.
Si trova ancora in rete la traduzione in italiano dell’intervista rilasciata a Le Nouvel Observateur in cui Baudrillard prende un po’ in giro gli autori del film e li liquida con un perentorio “matrix e’ un po’ il film sulla matrice, che la matrice avrebbe potuto fabbricare”.

Ma ha fatto di peggio che prendere giustamente in giro gli autori di Matrix. Riguardo all’11 settembre ha espresso un’opinione piuttosto impopolare, ma che rivela credo una sensibilita’ eccezionale nel cogliere in fallo la retorica e la morale dell’occidente indignato. E’ una posizione che va ben al di la’ delle facili categorizzazioni. Non si tratta di un anti-americanismo di maniera, ne’ di un semplice “gli stati uniti se la sono cercata”, scritto in maniera piu’ forbita. E’ piuttosto qualcosa che solletica l’inconscio e infastidisce.
In rete si trova ancora la traduzione in italiano dell’articolo,una versione quasi integrale e’ disponibile QUI con tanto di copyright sulla traduzione di Derive/Approdi, che altrimenti poi gliela rubano.

Io credo che la parte piu’ complessa con cui fare i conti sia non tanto il “loro l’hanno fatto, ma noi tutti lo speravamo”, quanto piuttosto il finale, che colpisce molto meno, ma e’ molto piu’ tragico. Quel “Non esiste soluzione alcuna a questa situazione estrema”. A 6 anni dal 11 settembre sottolinea una verita’ che spiazza, perche’ sembra una sentenza da bar, ma apre ad un nichilismo senza speranze,in qualche modo profondamente etico nel suo finire per smascherare le ipocrisie e le ingiustie sociali. Baudrillard si nutre di un cinismo a volte disarmante, che sembra negare a priori la possibilita’ di un futuro diverso.
Se riletta avendo presente un minimo il resto delle sue opere (e il mio livello di conoscenza del pensiero di Baudrillard non puo’ dirsi molto piu’ approfondito) assume un significato preciso. E’ il mondo che implode. Non e’ una rivoluzione, e neppure una ribellione gioiosa: e’ un mondo bulimico che si divora. E’ quell’oscuro fatalismo radicale di Baudrillard che si esplicita in una frase, serafica come un epitaffio.

No Responses to “In bella sostanza è morto Baudrillard”

  1. george Says:

    La frase in questione e’: “L’attentato alle torri gemelle è stato l’evento assoluto che l’occidente sognava senza ammetterlo”.

    per il resto ritengo interessante l’opera di baudrillard, ma nel suo stile avverto un difetto fondamentale, strutturale, proprio di lui, della sua scuola e di tutto il circoletto intellettuale francese dell’epoca. La questione è la complessità del linguaggio utilizzato per esporre le proprie tesi, le quali sono spesso piu’ facili del linguaggio utilizzato per descriverle.

    In proposito mi permetto di citare Popper (non perche’ ami particolarmente la sua opera)
    “Chi ha da dire qualcosa di nuovo e di importante ci tiene a farsi capire. Farà perciò tutto il possibile per scrivere in modo semplice e comprensibile. Niente è più facile dello scrivere difficile.”

    Non hai idea di quanta gente dovrebbe fare tesoro di quest’idea.

    Ave oh Eris!