Una community ci salvera' ?

In questi anni la rete si e’ espansa in molti sensi, in diverse direzioni. Uno degli aspetti principali, anche dal punto di vista tecnico e di utilizzo, sono stati gli strumenti di messaggistica o comunque quelli volti a favorire la comunicazione (anche nel senso di chiacchera) tra gli utenti (sistemi di instant messaging, forum, liste di discussione, newsgroup, blog, ecc…). Non e’ stata una scelta obbligata: sono gli utilizzatori che hanno determinato lo sviluppo in questo senso.

Di solito si parla dei mass media tradizionali come di strumenti uno-a-molti (radio, tv, cinema, ecc… parlano, qualcuno ascolta). Secondo alcuni questa caratteristica ha favorito, insieme ad altre condizioni, il fenomeno di massificazione dell’individuo, a cui abbiamo assistito a partire piu’ o meno dall’inizio del secolo.
Dal dopo guerra in poi il dibattito su questi temi e’ divenuto centrale per molti: si susseguono scritti e posizioni diverse, alcune piu’ ottimistiche altre meno. Mi vengono in mente ad esempio le analisi di Aldous Huxley[1] sul rapporto viscerale tra mass media e propaganda (molto evidente subito prima, durante e dopo la seconda guerra mondiale) o gli scritti di Adorno o di Marcuse[2] sul ruolo quasi necessariamente totalitario e negativo dei mass media e della tecnologia in genere.
Recentemente tutte le teorie hanno preso ad analizzare ed includere anche Internet. Spesso viene definito uno strumento di comunicazione molti-a-molti e per questo lo si associa ad un ruolo, almeno in potenza, demassificante, che non poteva in alcun modo essere realizzato dai mass media. In particolare viene posto l’accento sul termine comunita’.
Tra i tanti scritti a disposizione, vorrei soffermarmi su uno in particolare, credo piuttosto sconosciuto e che ho trovato per caso usato in libreria. Tocca appena queste tematiche, ma le inquadra credo molto bene, in una prospettiva accattivante e non banale, critica. Si tratta della traduzione di un libro non recentissimo di Manuel de Landa, Mille anni di storia non lineare [3].
Lo scopo vero del libro e’ inquadrare la storia in una prospettiva non determinista legata al concetto di progresso, regresso, evoluzione, ecc…, ma piuttosto in un quadro piu’ orizzontale dove le possibilita’ si aprono, si chiudono, in maniera anche caotica e casuale, e dove la fisica contamina la storia.
Internet in particolare occupa un paio di pagine alla fine del libro.

“Forse la lezione piu’ importante che ci viene da Internet e’ che le sue possibilita’ di demassificazione hanno, in un certo senso, poco da spartire con la tecnologia del futuro. Anche se oggi molti considerano la trama dei computer per lo piu’ un prezioso archivio di informazioni, un giorno il suo principale contributo potrebbe essere quello di catalizzatore della formazione di comunita’ (quindi un deposito di sostegno emotivo, tecnico e di altro tipo). Poiche’ comunita’ legate dagli stessi interessi esistevano molto prima dei computer, non possiamo affermare di essere entrati solo adesso nello stadio successivo dell’evoluzione della societa’ (nell'”era dell’informazione”). Piuttosto, le trame di computer hanno creato un ponte verso uno stato stabile di vita sociale che esisteva prima della massificazione e con la massificazione coesiste. Gli effetti dei mass media uno-a-molti hanno reso difficile raggiungere questo stato stabile adiacente, ma non se lo sono lasciato alle spalle come una forma “primitiva” di organizzazione. L’umanita’ non si e’ mai mossa “verticalmente” lungo la scala del progresso, ha semplicemente esplorato “orizzontalmente” uno spazio di possibilita’ prestrutturato dagli stati “stabili”.

Lo stato stabile che definisce una comunita’ di membri che si sostengono a vicenda ovviamente non e’ scomparso, semplicemente ce ne siamo allontanati.

D’altro canto se il valore delle reti risiede in questa funzione, il loro valore futuro dipendera’ interamente dalla qualita’ delle comunita’ che si svilupperanno al loro interno.

In queste poche righe si trovano concentrati diversi spunti e riflessoni interessanti. In primis il fatto che siano stati gli utilizzatori a determinare l’evoluzione della rete in un senso piuttosto che in un altro, ma anche che non e’ affatto detto che questa situazione rimanga tale per sempre. Anzi semmai e’ vero il contrario. In questi anni abbiamo toccato con mano quanto sia difficile elevare la qualita’ delle comunita’ organizzatesi in rete e quanto le infrastrutture commerciali abbiano assunto sempre piu’ peso e determinino oltre misura l’assetto del web. Le comunita’ piu’ grosse sono quanto meno deludenti. Myspace(www.myspace.com)[4] per esempio, recentemente acquistato dal magnate Murdock, mi appare un’ottima fonte di dati personali, pettegolezzi, foto e quant’altro. Ideale per adolescenti e post adolescenti. Pero’ manca di mordente, non sembra di udire la voce di una comunita’ saltando di amico in amico dentro la community di myspace. La maggior parte dei blog che ho visitato sono una sorta di esposizione narcisistica di se’ stessi in chiave promozionale. I commenti piu’ frequenti sono “grazie per avermi aggiunto tra i tuoi amici”. Il concetto di amicizia sostanzialmente si riduce ad avere dei link ad altri siti evidenziati nella sezione “friends” della propria pagina. E’ una sorta di paradiso per le indagini di mercato, ed anzi sembra mantenuto in piedi apposta. In pochi click puoi ricostruire i gusti, gli usi ed i costumi di migliaia di utenti e di micro comunita’. Non per nulla interessa tanto anche agli enti governativi.
In questo modo Internet cessa di avere un ruolo demassificante, in fondo la rete non diviene che un mass media piu’ liquefatto, dove la qualita’ dei rapporti tra le persone non e’ molto diversa dal quotidiano anonimato o dalla consueta compra vendita e mercimonio da supermercato.
La componente massificante sta decisamente riprendendo vigore.
Le comunita’ intessute sulle rete e nella realta’ sono definite da De Landa come “trame”. Quest’ultime nel libro rappresentano delle energie spontanee, autorganizzate, che attraversano la storia favorendo i passaggi da uno stato all’altro. Non sono necessariamente un elemento positivo, De Landa non parla di progresso, o di sol dell’avvenire. Sono in qualche modo un elemento di squilibrio per la quiete di un certo stato, ma nulla assicura che abbiano una qualche azione salvifica.
Non a caso proprio a proposito di Internet conclude ammonendo: “mai sperare che basti una trama per salvarci”.
In questo senso e’ veramente fondamentale porre l’accento sul concetto di “qualita’ delle comunita’”.
Se gli strumenti della rete dovranno servire solo come territorio di caccia per un espansione del mercato, allora faremmo meglio a spegnerla.
Il supermercato digitale vorrebbe essere strutturato esattamente come il centro commerciale dietro casa.
Tutto si paga e quello che non si paga e’ in promozione, e’ un gadget in regalo per convincerti a comprare qualcos’altro, oppure lo hai rubato.
Non a caso fenomeni come il file sharing sono descritti come una piaga, e ridotti ad una sorta di saccheggio di massa. Eppure i provider su questo utilizzo della banda fanno ricchi affari ed in alcun modo potrebbero rinunciarvi.
In fondo l’immagine che la nostra societa’ vuole dare di se’ e’ simile alla “grande madre dispensatrice di doni”. Internet e’ allettante, colorata come la tv, infinita, e come gli altri media tradizionali bombarda i nostri occhi con i simulacri della merce.
Credo che il riufiuto di questa concezione sia un buon punto di partenza per poter tornare a parlare di qualita’ delle comunita’. E’ necessario valorizzare quella parte della rete che in sintonia con la propria origine di “trama” vive di autorganizzazione e di spontaneita’ e pone al centro della propria azione sociale l’impegno per la creazione di strumenti e saperi utili alla comunita’ tutta. Questo implica anche lo sviluppo di una capacita’ critica nei confronti di quanto la rete ci offre e di come il commercio e lo spettacolo la stiano forgiando a propria immagine e somiglianza.

[1]
Huxley e’ l’autore de “Il mondo nuovo” e “Ritorno al mondo nuovo”
In quest’ultimo in particolare traccia un’analisi interessante sul rapporto tra la propaganda, i mass media e le forme di potere (sia democratiche che totalitarie) tra la prima guerra mondiale e gli anni ’50. In un piccolo volume dal titolo “Scienza, liberta’ e pace” indirizza la sua riflessione sullo strapotere e i pericoli della tecnologia. Huxley concentra la sua produzione piu’ interessante prima, durante e subito dopo la seconda guerra. Le sue analisi sono fortemente influenzate dalla tragicita’ di quegli scenari. Non di meno risultano interessanti per filtrare e leggere la nostra realta’, proprio perche’ noi nasciamo da quelle ceneri, ne portiamo ferite e piaghe mai guarite.

[2]
Per una sintesi veloce del pensiero della “teoria critica” si puo’ attingere da

http://www.hackerart.org/corsi/aba01/baldi/baldi/teoriecrit.htm

[3]
Manuel De Landa, Mille anni di storia non lineare, Instar libri, 2003

Un altro titolo interessante:
Manuel De Landa, La guerra nell’era delle macchine intelligenti, Feltrinelli, 1996

[4]
Per un’analisi critica del fenomeno Myspace

http://diy.mianonna.it/index.php/Uscire_da_MySpace

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