Nessuno esce vivo da qui
Lo studio dell’Eurispes sulle intercettazioni telefoniche in Italia esemplifica un fatto evidente. L’italia e’ un paese molto atipico rispetto al controllo. Per quanto in questi anni di panico diffuso, un po’ tutto il mondo si stia allineando su un modello comune di sorveglianza generalizzata.
Ovunque la societa’ dell’informazione ha portato con se’ i germi di una societa’ sorvegliata. E’ una lettura della realta’ piuttosto convincente, elaborata principalmente da David Lyon, un insegnante di sociologia americano. La prefazione alla traduzione italiana del suo libro "La societa’ sorvegliata", e’ fatta dall’ex garante della privacy Stefano Rodota’. Giusto per dare un’idea della diffusione delle sue tesi.
La sorveglianza diviene elemento insostituibile e l’esistenza stessa del corpo sociale si lega alla presenza di tecnologie atte al controllo che pervadano tutto lo spazio della realta’.Non si tratta di un grande fratello di orwell, ne’ di una specie di mondo nuovo di huxley. E’ un modello diverso, meno palpabile, piu’ ineffabile, invasivo, ma allettante, inquietante, ma completamente necessario.
Nella societa’ sorvegliata i nostri movimenti lasciano mille tracce, ma siamo noi stessi ad accettare il gioco. Sappiamo ad esempio che un cellulare puo’ permettere di identificare la nostra posizione, ma accettiamo di barattare queste informazioni, perche’ il cellulare e’ comodo e si sposa con l’esigenza, tipica della societa’ dell’informazione, di essere raggiungibili sempre ed in fretta, di poter disporre di informazioni di qualche tipo in ogni momento della giornata da qualunque luogo.
Tutto questo costruisce una societa’ sorvegliata, in cui noi stessi siamo i controllori ed i controllati.
Su questa analisi possiamo inserire il contesto del tutto particolare del nostro paese. Dal dopo guerra in avanti abbiamo assistito a schedature di massa di possibili oppositori politici, come testimonia la vicenda degli archivi del Sifar, che arrivano fino alle strutture di Gladio. Abbiamo sperimentato progetti e tentativi di golpe (il piano Solo, Borghese, Sogno).
Le stragi di stato.
Oggi abbiamo in mano un paese che vive di emergenze continue, per ogni cosa: dalla microcrimilalita’ al terrorismo, dal filesharing all’immigrazione.
Inseriamo la societa’ sorvegliata in questo contesto, mescoliamo il tutto con il resto dei misteri d’Italia, aggiungiamo un pizzico di simpatie per il ventennio, mai spente a destra, una certa invidia del pene da parte delle sinistra. che non vuole fare brutte figure sul tema della sorveglianza, ed abbiamo tirato fuori dal cappello uno scenario degno di preoccupazione.
Non si tratta di trovare un sistema per disciplinare le istituzioni, di fare in modo che garantiscano la nostra privacy.Questo deve essere al limite una conseguenza del fatto che i sorvegliati non intendono piu’ essere tali.
La risposta istituzionale finisce sempre per essere molto debole rispetto agli stimoli, anche quando esiste la volonta’ di intervenire, fatto per nulla scontato.
A questo proposito vorrei rivangare una storia di solo 5 anni fa che sembra pero’ completamente dimenticata in queste giornate piene di scandali da interecettazioni telefoniche e con il decreto Pisanu appena divenuto legge.
Era il 31 marzo 2000 quando il manifesto pubblicava la vicenda delle denunce che l’appuntato scelto Valerio Mattioli aveva inoltrato a circa 80 procure in tutta Italia ed al garante della privacy.
Il troppo zelante carabiniere sosteneva che la benemerita disponesse nei propri archivi di 70 milioni di schede di Italiani, accumulate col tempo e mai distrutte, come la legge prevederebbe.
Da un’intervista rilasciata a Repubblica il 1 giugno 2000
"Questo vale anche per le persone che non hanno precedenti penali ?"
"Per tutte. Ho fatto l’esempio di San Giovanni Valdarno. Nella nostra caserma ci sono 58.000 schede su una popolazione di 18.000 persone. Dentro ci sono anche i defunti, gli anziani, le associazioni sindacali, di categoria, le societa’ industriali e finanziarie, fabbriche, studi, aziende. Quando parlo di 70 milioni di pratiche intendo pratiche permanenti, cioe’ messe in archivio e conservate per tempo illimitato".
Immediatamente scoppia il caso, piovono anatemi da ovunque, pochi solidarizzano con l’arma. Il garante apre un’inchiesta che si concludera’ l’11 gennaio del 2001: il carabiniere si era sbagliato. Le schede non era 70 milioni, ma 95 milioni.
Nel documento si legge precisamente:
"Le informazioni fornite dall’Arma denotano che le prassi adottate da lungo tempo hanno portato ad una proliferazione eccessiva e ad una conservazione stabile di un numero enorme di pratiche permanenti, che l’Arma stima in 95 milioni.
Si tratta di fascicoli che oltre ad accompagnare ulteriori pratiche informative preesistenti
e mai distrutte, recano un numero elevato di informazioni raccolte in base ad una prassi introdotta cinquant’anni or sono ed in contrasto con sopravvenuti principi in materia di protezione di dati".
Per inciso il Mattioli e’ stato sospeso e poi congedato per scarso rendimento.
Non so in che modo l’arma abbia deciso di ottemperare alle direttive del garante, perche’ dopo il chiasso iniziale di questo caso non si e’ piu’ saputo nulla. Cercando in rete ho trovato diverso materiale d’epoca, con la segnalazione del garante, ma nulla che dica in pratica come la questione sia stata gestita da parte dell’arma.
Il vero problema e’ avere la memoria troppo lunga.
Questo caso e’ interessante poiche’ mette in luce quanto sia ingenuo affidarsi alla buona fede degli organi di sorveglianza ed in generale del corretto uso dei nostri dati da parte di chi li detiene.
Anche qualora mancasse la volonta’ precisa di abusare della propria posizione, e’ il sistema stesso che fa dell’abuso la normalita’. Basta una svista, una cattiva interpretazione di una norma, per carita’ del tutto innocente, ed il giochino del diritto si inceppa, si scontra con la realta’ dei fatti.
Ed in ogni caso esiste sempre una qualche emergenza per la quale diviene indispensabile introdurre eccezioni, aumentare la soglia della sorveglianza, guardare un poco piu’ un la’, disporre di qualche dato in piu’, inserire qualche nuovo record in un database.
Anche oggi che gli scandali legati alle intercettazioni di politici ed alte personalita’ dell’economia han creato in Italia un po’ di bufera nel placido mare della sorveglianza non si intravede una via di scampo. La lotta alla mafia richiede sorveglianza, la lotta al male assoluto del nuovo secolo, il terrorismo, richiede piu’ sorveglianza.I parchi delle nostre citta’, le strade, le corsie preferenziali, il centro, le nostre case, le nostre telefonate, Internet, i supermercati: tutto questo richiede sorveglianza e controllo. In mancaza di alternative sociali, politiche, economiche alla societa’ sorvegliata, in effetti l’unico modo per farla sopravvivere, e noi con lei, e’ incrementare il controllo e imparare a fare finta che non ci sia, o meglio ad esserne contenti, a desiderarlo e chiederlo a gran voce.
Senza una volonta’ di cambiamento, senza voler affrontare i problemi, ma semplicemente procedendo alla rimozione con ogni mezzo necessario dei sintomi piu’ fastidiosi, effettivamente non ci sono alternative allo stato di guerra duratura, alla pseudo militarizzazione della societa’.
E dalla degenerazione della "societa’ sorvegliata" ne usciamo tutti perdenti, controllori e controllati: nessuno esce vivo di qui.
[ Note ]
* Per approfondimento sulla questione intercettazioni e rapporto Eurispe
un buon punto di partenza:
http://punto-informatico.it/p.asp?i=54443&r=PI
* Bibliografia essenziale David Lyon:
D. Lyon, L’occhio elettronico. Privacy e filosofia della sorveglianza., Feltrinelli, 1997
D. Lyon, La societa’ sorvegliata, Feltrinelli, 2001
D. Lyon, Massima sicurezza. Sorveglianza e "guerra al terrorismo",
Raffaello Cortina Editore, 2005
* Per una trattazione piu’ ampia del caso Mattioli si veda il saggio di Gaspare e
Roberto De Caro
AAVV, Guerra Civile Globale, Odradek, 2001
La newsletter del Garante con il comunicato stampa sulla questione
http://www.garanteprivacy.it/garante/doc.jsp?ID=44354
La risposta per intero
http://www.privacy.it/garanterisp200101112.htm
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* Sulla parte oscura della storia d’Italia segnalo invece soltanto un sito, che’ reperire bibliografie sul tema e’ piuttosto semplice