Gli spaventapasseri e la politica

[ ringraziamo carmilla per la pubblicazione ]

La settimana scorsa, a un mese esatto dal summit del G8 previsto ad Heiligendamm tra il 6 e l’8 giugno 2007, tutto il territorio tedesco, ma in particolare le città di Brema, Amburgo e Berlino, hanno visto un’operazione anti-terrorismo che ha portato a una quarantina di perquisizioni (vedi qui).
L’operazione è stata giustificata usando il paragrafo 129a del codice penale tedesco, che equivale sostanzialmente alle nostre leggi anti-terrorismo: il 129a prevede che chiunque sia coinvolto nell’organizzazione di una struttura terroristica possa essere perquisito e imprigionato.

Il problema, come anche nel caso delle nostre leggi (270 bis e seguenti in primis), è che in realtà il 129a dà ampio spazio ai procuratori per agire in assenza di qualsiasi prova materiale, per una pura e semplice “libera convinzione” dell’inquirente o quasi.
Le quaranta perquisizioni sono state realizzate in molti casi con la scusa del sequestro di copie del libro Autonomen in Bewegung, un testo sulla storia del movimento autonomo in Germania, arrivata alla terza edizione e disponibile in tutte le librerie, oppure con la partecipazione a non specificate azioni eversive (vedi qui).
Il testo del procuratore che ordina l’operazione parla di “associazione terroristica finalizzata a impedire od ostacolare lo svolgimento del vertice g8 e a mettere in cattiva luce con i propri partner la Repubblica Federale Tedesca”, ma tra le mail sequestrate presso il provider indipendente so36.net ci sono anche quelle di un ufficio legale e di un avvocato.

Ricordiamo anche in Italia i mesi che hanno preceduto il g8 di Genova: le informative dei servizi e della DIGOS deliravano circa i preparativi dei pericolosissimi manifestanti. Assurdità come le sacche di sangue infetto di AIDS da lanciare contro le forze dell’ordine, o come le catapulte umane, si susseguivano alle notizie di pericolosi ordigni in tutti i casi rivelatisi nient’altro che borse abbandonate per sbaglio, macchine parcheggiate da turisti, e via discorrendo.
Il dramma è che oltre alla strategia della tensione che da sempre le forze dell’ordine di ogni latitudine e longitudine si arrabattano ad alimentare prima di ogni grande appuntamento di piazza, come meccanismo preventivo per giustificare le violenze di cui regolarmente si rendono protagoniste senza alcuna necessità – forse che arrestare qualcuno non è sufficiente per ristabilire l’ordine? o pestare a sangue e poi lasciare in libertà la vittima è indice che non era proprio la tutela dell’ordine pubblico il principale obiettivo dei solerti guardiani delle nostre città e dei nostri stati? – noi qui in Italia conosciamo anche la natura estremamente concreta che queste stupidaggini assumono nella fase che dalla piazza porta alle aule di tribunale.

I giudici purtroppo paiono vivere in un mondo spesso parallelo con poco o punto contatto con la realtà: allora nelle aule di tribunali le illazioni di governanti, politici disinformati, e forze dell’ordine con teorie pelose, diventano prove, baggianate che farebbero ridere a crepapelle chiunque le leggesse in un racconto satirico (“mio cugino mi ha detto che una volta si è svegliato e la tipa con cui era andato a letto gli ha scritto sullo specchio benvenuto nell’AIDS”) diventano la misura della pericolosità di persone colte a caso in mezzo a migliaia di altre.
Perché ogni atto che mette in discussione l’autorità e la ragionevolezza di un’istituzione come il g8, deve essere punito in quanto atto terroristico, anche se raramente ci vedrete spiegato il motivo per il quale considerare il g8 un’istituzione barbara ed egoista sia fonte di terrore (da cui l’etimologia di terrorismo).

Le operazioni in Germania si inseriscono nelle normali azioni con cui uno Stato difende i propri abusi, nasconde le proprie insufficienze e incapacità: nessuno si stupisca se dopo il g8 le persone perquisite, indipendentemente da dove si trovassero durante i giorni di Heiligendamm, verranno arrestate e accusate di tutto ciò che è accaduto. I quattro fogli sequestrati il nove maggio saranno le prove certe della loro colpevolezza: un concetto di diritto, libertà e democrazia che dimostra quanto questi vocaboli siano solo comoda propaganda per l’esercizio della forza arbitraria nello Stato di diritto.

Purtroppo per tutti gli Stati che partecipano al g8, Genova è stata una dura sveglia per la loro demagogia: milioni di persone hanno visto e vissuto cosa accadeva in quei giorni, e tuttora, nonostante l’imbarazzante silenzio di media e politica, la memoria è difficile da alterare. I processi di Genova vanno avanti: se da un lato 25 persone sono accusate di tutto ciò che è accaduto a Genova, dall’altro i poliziotti indagati per la Diaz vengono salvati dalle testimonianze improvvisamente molto più lucide e loquaci dei loro superiori e dei loro comprimari nel massacro. Nel frattempo per la prima volta un giudice di diritto civile (forse le alte sfere erano distratte dagli aspetti penali che fanno sempre più notizia) ammette nella sua sentenza che a Genova sono esistiti una serie di casi di violenza fine a se stessa, o forse più affine al terrorismo di quanto non vorrebbero gli esperti di diritto. Anche perché è impossibile processare un appartenente delle forze dell’ordine per 270 bis: la sua attività non è mai contro lo Stato, ma sempre lineare rispetto alle necessità dell’ordine costituito.

Fortunatamente c’è chi non si scoraggia e in fondo al comunicato in cui racconta la perquisizione subita si diverte a commentare: “And remember, till then, fight g8!”

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