Robert Anton Wilson (R.I.P. 1932-2007)
Robert Alton Wilson, indimenticabile filosofo, autore, visionario e discordiano, nonchè ispiratore di un immaginario che ha segnato molti hacker in tutto il mondo, fra cui anche molti autistici, ha lasciato il suo corpo @4:50 in data binaria 01/11.
Grazie dell’ispirazione e di tutto l’amore.
Sya-dasti-sya-nasti-sya-davak-tav-yaska
Ave, oh Eris!
Wavy Gravy una volta chiese a Zen Roshi, “Cosa succede dopo la morte?”
E Roshi rispose, “Non lo so.”
“Ma tu sei un Mestro Zen”, protestò Wavy.
“Sì”, ammise Roshi, “ma non sono un Maestro Zen morto.”
Gennaio 31st, 2007 at 2:50 pm
Verso una teoria generale dei sistemi di credenze
di Robert Anton Wilson
La mia tesi finale all’Università Paideia, nel 1980, aveva il titolo stentoreo di L’evoluzione dei circuiti neuro-sociologici: un contributo alla sociobiologia della coscienza (che ha veramente un puzzo accademico, non è vero, perdio?). Il tema principale della dissertazione, come quello della maggior parte dei miei libri, consisteva nel cercare di comprendere come qualcosa di così complesso come la società umana sarebbe emersa da un branco di ordinati primati, mammiferi che erano solo marginalmente più intelligenti dei lupi o dei ratti. La mia tesi sosteneva che il linguaggio e l’ipnosi formano il fondamento su cui gli umani creano mondi di coscienza e di fantasia che nessun altro animale sembra capace di raggiungere. Vale a dire che dovunque appariva il linguaggio, esso permetteva alla gente di fare ciò che nessun altro animale sembra fare, cioè visualizzare e/o “contemplare” verbalmente qualcosa che non è presente davanti ai sensi. (Penso che il linguaggio rappresenti l’equivalente evoluzionario di un salto quantico; un salto dovuto probabilmente all’incontro fra gli ominidi e le piante psichedeliche; naturalmente non espressi questo nella tesi; sarò un idiota, ma non un perfetto idiota!). Questa fantasia o riflesso o cogitazione ci permette quindi di mettere a confronto ciò che immaginiamo con ciò che sperimentiamo. Gli animali soffrono solo il dolore fisico; gli umani soffrono sia il dolore fisico sia un dolore psicologico aggiunto, derivante dal pensiero (inteso come costrutto verbale) “Non dovrei sopportare ciò”. Questo ci spinge a lottare per il progresso sociale, per una medicina migliore, eccetera; ma ci spinge pure a sentire lo stesso amaro senso di “ingiustizia” o di “offesa” quando non c’è niente di concreto che possiamo fare per alleviare il dolore. In breve, senza linguaggio avremo meno sofferenza e niente progresso. Ricordiamo anche che ciò che immaginiamo contiene sia una gran quantità di cose desiderabili sia una gran quantità di cose terrificanti; ciò che vogliamo e ciò di cui abbiamo paura. Perciò, diversamente dai nostri cugini scimpanzé e babbuini, per quanto abili essi possano essere, solo gli umani possono agognare cose che non sono mai esistite al di fuori dei “giochi di linguaggio” (cioè, i loro pensieri). Gli umani possono irritarsi molto con il mondo intero per il fatto di non essere così piacevole come lo sono le loro fantasie. Possono anche spaventare a morte se stessi, o spaventarsi l’uno con l’altro, con dei costrutti verbali che non sono mai apparsi nell’esperienza sensibile. Dunque: lo stato di “vivere nella fantasia”, o “essere in un trip in testa” non è per nulla raro e non è tipico solo degli intellettuali ben nutriti titolari di cattedre. Tutti sono preda di un tale stato, a livelli piuttosto allarmanti. Gli umani non hanno mai a che fare con la cruda e nuda esperienza come gli altri animali. Essi hanno a che fare con l’esperienza filtrata attraverso ciò che Timothy Leary chiama un “tunnel di realtà” ed i sociologi chiamano griglia o glossario – un sistema di credenze. Ogni sistema di credenze (o SC) colora l’esperienza in mod differente, rosa-rosso o nero-cupo o qualche gusto unico e personale. Possiamo vedere come il SC di qualcun altro renda a volte questo qualcun altro cieco e “stupido”. Ma troviamo molto duro notare come il nostro SC fa lo stesso con noi. Ecco ciò che gli antropologi chiamano acculturazione. Con Gurdjieff, preferisco chiamarla ipnosi. Tutte le culture del pianeta, dai boscimani africani dell’Età della pietra ai contadini ancora medievali della Contea Kerry in Irlanda, dalla folla artistica parigina a quella agnostica di Oxford, dai repubblicani dell’Ohio ai fondamentalisti islamici iraniani, dai fanatici della fantascienza ai neopagani e “streghe”, dai buddhisti tibetani al ‘Comitato per la Prova Scientifica delle Affermazioni sul Paranormale’, ciascuno di essi rappresenta un altro caso di ipnosi di gruppo da parte di un sistema di credenze. Ecco dunque che quando fui spedito a “scuola” per essere “educato”, questo voleva dire che dovevo essere ipnotizzato dentro il “tunnel di realtà” della mia tribù. E’ straordinariamente facile indurre un ipnosi almeno parziale nei primati addomesticati. Ogni politico sa come indurre un’ipnosi, e solo dannatamente pochi individui sul pianeta sanno come de-ipnotizzare se stessi. Il mondo non è governato dai fattti o dalla logica. E’ governato dai sistemi di credenze. Se mettete insieme in una stanza un gruppo fatto di cattolici irlandesi, banchieri tedeschi, intelletuali francesi, sacerdoti indù, repubblicani di Orange County (Los Angeles), burocrati russi, nudisti, buddhisti e seguaci di scientology, nessuno di essi sarà capace di comprendere nessuno degli altri, ecceto che in modo molto vago e distorto. I loro SC si impegoleranno nel sistema cervello-orecchio-occhio e distorceranno tutte le percezioni. IMPORTANTE! LEGGERE ATTENTAMENTE! Quello che sto dicendo può esser espresso in due semplici comandamenti: (1) Non credere mai totalmente nel SC di qualcunaltro; (2) Non credere mai totalmente nel proprio SC. Queste formulazioni sono mie, a l’idea di base qui, naturalmente, deriva da Gautama Buddha. Se non mantenete un certo “zeteticismo” (un antico termine greco, fatto rivivere dal Dr. Marcello Truzzi, che significa scettico verso i dogmi) verso tutte le idee, per quanto affascinanti esse siano, siete entrati nell’ipnosi, come vi entrai io quando fui mandato a una scuola cattolica per essere educato dalle suore – un mucchio di donne ignoranti che erano state ipnotizzate così profondamente da restare mentalmente “mutilate” per tutta la vita. In una famosa storia, viene chiesto al Buddha: “Tu sei Dio?” “No”, risponde egli. “Sei un santo?” “No”. “Allora cosa sei?” “Sono sveglio.” Voleva dire che era capace di vedere chi era, dove era, e cosa accadeva intorno a lui, non essendo più accecato dai sistemi di credenze.
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http://www.autistici.org/amprodias/txt/illuminati/credenze.htm