Come mi aggiusto la data retention

Noi cassandre dell’era tecnologica, inguaribili apocalittici male integrati, sempre insoddisfatti e petulanti, avevamo provato a sussurrare che forse c’era un problema. Di fronte alle entusiastiche crociate antiterrorismo, ai fronti uniti contro il comune nemico, al (poco) tacito accordo di cedere la propria liberta’ in cambio di una sicurezza posticcia, avevamo provato a lanciare moniti e anatemi.

Ma adesso il re fa il nudista e non ci trova niente di disdicevole.

La Creative and Media Business Alliance (CMBA), una major che raggruppa tanti signori per bene come Sony BMG, Disney, Time Warner ed EMI, ha ben pensato di sfruttare la direttiva europea sulla data retention (il tanto sbandierato rospo da ingoiare pur di combattere il terrorismo) anche per fronteggiare quel terribile male che affligge la terra e riempe di sgomento gli animi di noi tutti: il peer-to-peer.

Infatti, con una serie di pressioni, che noi umani non possiamo neanche immaginare, sono intanto riusciti a piazzare una prima bandierina: i dati diligentemente accumulati con le registrazioni del traffico telefonico e internet, potranno venire utilizzati anche contro una serie di altri reati come, appunto, la violazione del diritto d’autore.

Insomma, c’era da essere veramente maliziosi a pensare, gia’ da subito, che dietro tutta questa campagna per convincere che la riservatezza e’ un peccato non ci fosse altro che uno squallido interesse economico.

Per la notizia completa:
http://punto-informatico.it/p.asp?i=56495&r=PI

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