La sicurezza non è un crimine

[English version below]

Seguiamo con preoccupazione l’evolversi di una brutta vicenda in Spagna. Dal 16 dicembre 2014 7 persone sono in custodia cautelare in carcere ed altre 4 indagate tra le città di Barcellona, Madrid, Sabadell e Manresa. Sembra il copione di un film già visto: una accusa di associazione terroristica di stampo anarchico, perquisizioni all’alba -anche nella storica occupazione della Kasa della Muntanya-, sequestri di libri, agende, cellulari e dischi fissi, e la fastidiosa sensazione che sul banco degli imputati ci siano delle idee piuttosto che delle persone.

Quel che è originale, e ancora più fastidioso, è che tra le motivazioni del giudice per la custodia cautelare, tra gli “indizi” che dovrebbero dare fondamento all’ipotesi che effettivamente esista tale organizzazione e che veramente essa abbia finalità eversive, c’è niente meno che l’uso di caselle di posta sicure, in particolare quelle dei server di Riseup. Così in un tempo in cui le agenzie di sicurezza e le forze di polizia di mezzo mondo violano sistematicamente il diritto alla riservatezza e alla comunicazione libera e mettono in pericolo le basi stesse del funzionamento di Internet, c’è chi crede che utilizzare protocolli standard di sicurezza e riservatezza sia un segnale dell’esistenza di un progetto eversivo. Terrorista è chi difende i propri diritti elementari, non chi li ha violati sistematicamente per anni.

Già avevamo avuto notizia che in certe parti del mondo particolarmente sensibili l’utilizzo di caselle di posta di Riseup fosse considerato un indizio di criminalità. Che questa cosa succeda in un paese dell’Unione europea e che comunque si estenda ci preoccupa enormermente – anche se forse non ci coglie del tutto di sorpresa. Però non abbiamo intenzione di restare zitti mentre un progetto affine e simile al nostro, qual è Riseup, viene additato come il marchio degli untori. Denunceremo e contrasteremo questa interpretazione del diritto alla privacy con tutte le nostre forze e capacità.

Riportiamo il comunicato originale di Riseup tradotto, così come rimandiamo a un ottimo comunicato di OffTopic Lab (e altri) che spiega il contesto in cui è avvenuta questa operazione di polizia.

La sicurezza non è un crimine

Martedì 16 dicembre 2014 in Spagna si è svolta una vasta operazione di polizia. Quattordici tra case e centri sociali sono stati perquisiti a Barcellona, Sabadell, Manresa, e Madrid. Libri, riviste, e computer sono stati sequestrati e undici persone sono state arrestate e inviate alla Audiencia Nacional, il tribunale speciale con sede a Madrid che si occupa di casi di “interesse nazionale”. Sono accusati di aver costituito, promosso, diretto e partecipato a un’organizzazione terroristica. D’altra parte gl’avvocat* della difesa hanno denunciato la mancanza di trasparenza dell’accusa e hanno riferito che le persone che seguono sono state costrette a rilasciare dichiarazioni senza sapere di che cosa erano accusate in concreto. “Parlano di terrorismo senza specificare atti criminali concreti, o atti specifici attribuibili individualmente”[1]. Interrogato al riguardo, il giudice dell’udienza preliminare ha risposto: “Non sto indagando atti specifici, sto indagando l’organizzazione, e il pericolo che potrà rappresentare in futuro”[2], a dimostrare che si tratta dell’ennesimo caso di arresti preventivi.

Quattro degl’arrestat* sono stat* rilasciat*, mentre sette resteranno in carcere in attesa di giudizio. Tra le motivazioni del giudice per la custodia cautelare, si includono il possesso di alcuni libri, “la produzione di pubblicazioni e altre forme di comunicazione” e il fatto che gl’accusat* “utilizzassero caselle di posta con misure di sicurezza eccezionali, come il server RISE UP”[1].

Rifiutiamo questa criminalizzazione kafkiana dei movimenti sociali e l’implicazione ridicola ed estremamente allarmante che proteggere la propria privacy su Internet equivalga a un atto terroristico.

Riseup, come ogni altro fornitore di servizi di posta, è obbligata a proteggere la riservatezza dei suoi utenti. Molte delle “misure di sicurezza eccezionali” usate da Riseup sono buone pratiche invalse nel campo della sicurezza in rete e sono le stesse che vengono usate da provider come Hotmail, Gmail o Facebook. D’altra parte, a differenza di questi servizi, Riseup si rifiuta di inserire backdoor illegali o di vendere i dati dei propri utenti a terze parti.

Il rapporto del parlamento europeo sul programma di sorveglianza della NSA statunitense dichiara che “la privacy non è un diritto di lusso, ma il primo fondamento di una società libera e democratica”[3]. Le recenti rivelazioni sulla portata delle violazioni del diritto alla privacy da parte degli stati dimostrano che tutto ciò che può essere intercettato sarà intercettato[4]. Inoltre sappiamo che criminalizzare chi usa gli strumenti di difesa della privacy ha l’effetto di una doccia fredda su tutti, e in particolare su difensor* dei diritti umani, giornalist* e attivist*. Rinunciare ai propri diritti fondamentali per paura di essere segnalati come terroristi è inaccettabile.

[1] https://directa.cat/jutge-gomez-bermudez-envia-preso-set-de-onze-persones-detingudes-durant-loperacio-pandora
[2] https://directa.cat/actualitat/pandora-empresonada
[3] http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+REPORT+A7-2014-0139+0+DOC+XML+V0//IT
[4] http://www.spiegel.de/international/germany/inside-the-nsa-s-war-on-internet-security-a-1010361.html


English version

We are worried by the disquieting events going on in Spain. Since last 16th December 7 people have been kept under precautionary detention and 4 more are under investigation in the cities of Barcelona, Madrid, Sabadell and Manresa. It looks like the script of a film we’ve already watched several times: people accused of belonging to an anarchist terrorist organization, police raiding homes – and also the long-standing Kasa de la Muntanya squat[1] – at sunrise, seizures of books, organizers, mobile phones and hard disks, and the annoying feeling that the indictments were less against people and more against ideas.

What’s new, and even more annoying, is that among the reasons that led the judge to inflict this precautionary detention – among the “pieces of evidence” that are supposed to substantiate the hypothesis of the existence of such an organization and its alleged subversive goals – there is the usage of secure mailboxes, especially those hosted by Riseup[2]. So while security agencies and police forces systematically violate the right to privacy and the freedom of speech all over the world, jeopardizing the very foundations of the Internet, some people believe that using standard protocols for security and privacy is a sign of the existence of a subversive project. A terrorist is someone who protects their fundamental rights, not those who have violated them for years.

We’d heard that in some particularly sensitive countries the usage of Riseup’s mail service was considered a hint of crime. We are very worried – but not particularly surprised – by the fact that this is now happening in a country of the European Union and that this trend is spreading. However, we are not going to keep our mouths shut while Riseup, a project that is close and similar to ours, is pointed at as a sign of evil. We will denounce and oppose this interpretation of the right to privacy with all our might and skills.

Read the original statement by Riseup here.

[1] http://en.squat.net/tag/kasa-de-la-muntanya/
[2] https://www.riseup.net/

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One Response to “La sicurezza non è un crimine”

  1. Robert L. Gifford Says:

    As a new viewer to your site, the above statements gave me pause, to remember a teacher, 52 years ago, that was dragged out of one of my classrooms and placed in jail. I watched in horror, not believing that this good person, that had made me fall in love with learning, could have done something so dastardly to have caused the actions before me to occur. Only seventeen years of age, I did not understand what had just occurred before me. I was going to school at Paradise Jr/Sr high school in Paradise, California, USA. My first, but not last, view of freedom of speech being ripped out of my life. For the first time in my life I felt fear of my Government, but not my country because I grew to learn that there were many others that felt the same fear as I did on that morning in my class, ” US Government 101″. What has happened in France, Spain, and many other countries should cause fear in the hearts of all those who prize freedom of speech. The McCarthy era did not die in the United States of America, back when I was in high school. Look around yourselves, it is again spreading into the societies of the free and again there will be a price to pay. If you are not willing to pay this price, you do not deserve the right of freedom of speech.
    Please; don’t be afraid to stand up and be counted.

    Robert L. Gifford
    January 16, 2015