Lasciate che i giovani vengano a noi

L’orco che uccise Aaron Swartz non era un orco, perche’ gli orchi come ci ha insegnato shrek sono buoni. Era piuttosto un sistema fatto di persone in carne ed ossa, che ha voluto vendicarsi, dell’infante prodigio traditore.

Qualche settimana fa ho letto un pessimo articolo su Repubblica, riguardo l’allevamento a terra di giovani “genietti” sviluppatori di app. E’ interessante come la nostra societa’ dia vita a comportamenti e valutazioni sul mondo completamente schizofrenici in situazioni del tutto simili: tutti si scandalizzano se in Congo ci sono i bambini soldato, in India quelli che cuciono i palloni e le scarpe, in Thailandia i genitori che affittano i bambini per il turismo sessuale, ma se invece fanno i genietti del web, e aprono aziende con i propri genitori come prestanome, allora va bene, perche’ magari guadagnano milioni di dollari. In Congo servono i soldati, in India i cucitori di palloni, in Thailandia orifizi e corpicini, in America gli sviluppatori geniali di minchiate per smartphone, e i bambini prodigio per il cinema, certo. Negli Stati Uniti pagano meglio di tutti, pero’ allora si dica chiaro che e’ solo una questione di soldi.

In America non li uccidono(subito), anzi li aiutano a realizzarsi e essere felici, perche’ nessuno puo’ essere infelice con qualche milione di dollari no ? Perche’ poi certo l’obiettivo e’ sempre la felicita’ dell’umanita’, mica guadagnare trenta volte tanto i milioni che si prende il bamboccio di turno.
Io credo che se contiamo la percentuale di vite rovinate e suicidi dei piccoli infanti prodigi americani, non stiamo su numeri tanto piu’ bassi dei morti del Congo. Considerato che la forte competizione che piace tanto a wall street e alla grande finanza screma i genietti e li riduce a qualche decina.
Nei nomi e nelle vicende citate nell’articolo di repubblica, ne manca una.
Aaron Swartz, era uno dei giovanissimi creatori di Reddit, e gia’ dalla puberta’ si era fatto strada nel mondo del web. Era uno di quei bimbetti 12enni di cui si parla nell’articolo invitati alle conferenze per parlare delle loro idee sullo sviluppo della rete, mentre un manipolo di manager quarantenni prende appunti e sbava all’idea di quanti soldi scaturiranno da quelle idee di bimbo (… e poi tutti a indignarsi per la pedofilia: se escludiamo il sesso e la nudita’, non capisco la differenza. O meglio capisco: la cifra. Se ti do un milione di dollari per mettere le mani sul tuo cervello, evidentemente e’ piu’ socialmente accettabile che se ti abordo su facebook per il tuo corpo).
Aaron guadagna il primo milione di dollari intorno ai 18anni, ma sperimentato il luna park della Silicon Valley , ha un pensiero fatale, capisce che a lui quel mondo fa schifo, che si tratta di un sistema profondamente ingiusto nella sua impostazione e realizzazione. Che non e’ neutro, ma nel suo realizzarsi, rovina tutto il resto.
Cosi’ come era entrato, esce. Se si fosse ritirato in silenzio, probabilmente l’avrebbero tollerato. Ma lui no, ha iniziato a rompere le palle con la critica alla proprieta’ intellettuale, appendice della proprieta’ privata, che si sa e’ santa, e fondamento dell’occidente. Ha preso a stigmatizzare in pubblico la disuguaglianza sociale, che non e’ che ci voglia una mente super brillante per accorgersi che nel nostro mondo qualcosa non va, e le soluzioni proposte dal capitale, sono il problema, non la cura.
Ha fatto tutto questo, e anche in maniera un po’ ingenua, da idealista qual’era. Una facile preda da appendere nella sala dei trofei di caccia, a monito: questo e’ il destino di chi tradisce, non siamo disposti a tollerare defezioni critiche.
Serviva pero’ un casus belli: nel 2011 Aaron viene accusato di aver scaricato da un archivio del Mit, JSTOR, una grande quantita’ di articoli per renderli disponibili in p2p. Gli scritti erano antecedenti al 1923, gia’ fuori copyright in versione cartacea, ma ancora sottoposti a copyright in quella digitale, accessibile a pagamento. Per questo finisce sotto processo con parecchi capi di imputazione nei quali rischia una multa fino a 1 milione di dollari e un massimo di 35 anni di carcere. Un’esagerazione che magari si sarebbe smontata, pero’ e’ sufficiente a dare scacco matto al giovane infante prodigio, che ha voluto passare dall’altra parte della barricata.
Aaron pero’ non aspetta di essere appeso alla parete, e decide di appendersi lui, al soffitto nel proprio appartamento. Niente piu’ scacco, il re non c’e’ piu’.
Chissa come mai manca questa storiella edificante nell’articoletto su repubblica ?

2 Responses to “Lasciate che i giovani vengano a noi”

  1. Roberto Says:

    Ovviamente, come sempre, l’informazione è ben impacchettata con tanto di fiocco!
    Non sapevo di Aaron, prima della lettura di questo articolo, e onestamente avrei preferito non sapere che un ventiseienne si è ucciso per colpa della pressione mediatica e politica al quale è stato sottoposto! Ma pensandoci bene questo episodio accresce ancor di più il mio desderio di modificare questo circolo vizioso dove qualcuno che emerge dalla massa per mostrare il fallimento imminente di un sistema, viene brutalmente assassinato da coloro che fingono di proteggere i nostri diritti!
    Grazie Aaron, ci hai lasciato il tuo monito e scusaci, non siamo stati in grado di difenderti.

  2. notxub Says:

    @Roberto c’è questo bellissimo documentario su Aaron Swartz sottotitolato in italiano che puoi vedere se ti interessa l’argomento http://www.amara.org/en/videos/5Mo4oAj1bxOb/info/the-internets-own-boy-the-story-of-aaron-swartz/